Angelus. Il Papa: cessi violenza in Siria, no a guerre fatte per vendere armi. La
pace chiede pazienza
“Andiamo avanti con preghiere e opere di pace” e preghiamo perché soprattutto in Siria
“cessi subito la violenza e la devastazione”. In stretta continuità con la Veglia
di preghiera e digiuno celebrata sabato sera in Piazza San Pietro, anche all’Angelus
di domenica mattina, Papa Francesco è tornato a invocare la pace per tutto il Medio
Oriente. Davanti a decine di migliaia di persone, il Papa ha ripetuto con forza: “No
all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve”. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Basta con l’odio
tra popoli fratelli e basta con le guerre che mascherano interessi più biechi degli
obiettivi ufficiali che si propongono. Dodici ore dopo, i protagonisti sono ancora
insieme per lo stesso motivo e nello stesso posto. Cambiano le angolazioni della Piazza,
c’è il sole di mezzogiorno e non del tramonto, e cambia il tono di Papa Francesco.
Se l’aderenza di preghiera e di intenzioni tra la sera del sabato e l’Angelus della
domenica è sempre stringente, al momento della preghiera mariana l’impeto del Papa
contro l’inutilità della guerra si leva alto come alto si era levato l’appello per
la pace in Siria e nel mondo:
“A che serve fare guerre, tante guerre, se
tu non sei capace di fare questa guerra profonda contro il male? Non serve a niente!
Non va… Questo comporta, tra l’altro, questa guerra contro il male comporta dire no
all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve. Dire no alla violenza in tutte
le sue forme. Dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale.
Ma ce n’è tanto! Ma ce n’è tanto!”.
E abbondante è anche quel “dubbio”
che, obietta con realismo Papa Francesco, “rimane” quando qualcuno spinge per dare
la parola alle armi:
“Questa guerra di là, questa di là, perché dappertutto
ci sono guerre, è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere
queste armi nel commercio illegale?”.
Papa Francesco si appella alle coscienze
di cristiani, non cristiani, uomini e donne di buona volontà, perché facciano una
scelta di campo in favore della “logica del servizio”, “non seguendo altri interessi
se non quelli della pace e del bene comune”. E a tutti costoro rinnova il grazie col
quale aveva concluso la sera precedente le quattro ore della Veglia per la pace:
“Ma
l’impegno continua: andiamo avanti con la preghiera e con opere di pace! Vi invito
a continuare a pregare perché cessi subito la violenza e la devastazione in Siria
e si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione al conflitto fratricida”.
Quindi,
come guardando a un drammatico atlante di guerra, Papa Francesco si sofferma sui Paesi
del Medio Oriente quasi uno ad uno. Prega il Libano, “perché trovi – dice – la desiderata
stabilità e continui ad essere modello di convivenza”. Per l’Iraq, “perché la violenza
settaria lasci il passo alla riconciliazione”. E prega per altri due conflitti, uno
antico l’altro recente:
“Per il processo di pace tra Israeliani e Palestinesi,
perché progredisca con decisione e coraggio. E preghiamo per l’Egitto, affinché tutti
gli Egiziani, musulmani e cristiani, si impegnino a costruire insieme la società per
il bene dell’intera popolazione. La ricerca della pace è lunga, e richiede pazienza
e perseveranza. Andiamo avanti con la preghiera”.
Prima di congedarsi dalla
folla, Papa Francesco ha ricordato la Beatificazione di Maria Bolognesi, avvenuta
ieri a Rovigo. “Spese tutta la sua vita – ha commentato – al servizio degli altri,
specialmente poveri e malati, sopportando grandi sofferenze in profonda unione con
la passione di Cristo. Rendiamo grazie a Dio per questa testimone del Vangelo”. Una
serie di saluti sono stati indirizzati dal Papa ai vari gruppi presenti nella Piazza,
tra cui i fedeli di Venezia, guidati dal patriarca mons. Francesco Moraglia.