2013-09-08 15:56:28

A Riccione mostra fotografica “ I bambini e la guerra” con gli scatti di Raffaele Ciriello


Allestita a Riccione, in occasione del Premio Ilaria Alpi, la mostra fotografica “ I bambini e la guerra”. Si tratta degli scatti di Raffaele Ciriello, il fotoreporter ucciso 11 anni fa da una raffica di proiettili a Ramallah. Elvira Ragosta ne ha parlato con il curatore della mostra, Adolfo Morganti, dell’Associazione "Identità Europea":RealAudioMP3

D. - Il sottotitolo della mostra è “Cartoline dall’inferno”: perché avete scelto un’espressione così forte?

R. – L’inferno, ovviamente, è l’inferno della guerra, del conflitto. E’ il titolo del blog su cui Raffaele Ciriello, primo fra i fotografi di guerra italiani, cominciò a postare – rendendoli gratuitamente disponibili a tutti – i suoi scatti nei vari scenari, e lo abbiamo conservato anche in questa mostra.

D. – I bambini sono in assoluto le vittime più deboli di tutte le guerre: quali sono i pericoli maggiori che corrono durante e dopo un conflitto?

R. – Da questo punto di vista, i bambini soffrono di una sorte a volte addirittura peggiore di quella che ha tratteggiato, perché i bambini - in numerosi contesti - sono semplicemente arruolati in massa: gli mettono un’arma in mano, li ubriacano, li drogano e li mandano avanti a farsi ammazzare. Quindi, il bambino è vittima della guerra in prima persona: nelle sue relazioni familiari, nel suo tessuto comunitario e, infine, nella sua possibilità di sviluppo. Tant’è che la riabilitazione di questi bambini soldato nelle guerre africane è oggi un problema drammatico che coinvolge decine di migliaia di minori. Le forme in cui l’inferno coinvolge i bambini sono veramente molte.

D. – Dalla guerra in Somalia alla strage di Srebrenica, fino al genocidio in Rwanda: in quali altre guerre Raffaele Ciriello ha fotografo le piccole vittime?

R. – Aggiungiamoci anche l’Afghanistan e abbiamo una mappa completa dei grandi conflitti e delle grandi ipocrisie della fine della modernità. Ciriello ha avuto il fegato, ha avuto il coraggio e ha avuto il cuore di non perdersene una… Ed essendo un freelance, essendo un medico che aveva scelto di cambiare vita, di cambiare mestiere e di dedicarsi a questa forma di testimonianza, l’ha fatto fino in fondo e con tutta la sincerità di chi sapeva quale fosse il senso della sua missione e i rischi che questa missione potesse comportare. Di fatto, ci ha perso la vita. Ci ha lasciato degli scatti che non sono solo delle foto, perché sono testimonianze di una realtà rimossa.

D. – Sui minori vittime di guerra non ci sono mai cifre attendibili: secondo lei, in questo particolare momento di crisi siriana, come si può capire quanti siano i bambini in pericolo all’interno del Paese e nei campi profughi?

R. – Lei ha toccato un punto cruciale che è l’attendibilità delle fonti. Credo che questi grandi reporter di guerra – e tanti ne sono morti sul terreno – avessero invece in mente l’idea che la verità esiste e esistendo la si possa fotografare, la si possa trovare e se ne possa parlare. In concreto, la difficoltà di definire quanti bambini, ma anche quante donne e quanti uomini, sono coinvolti, sono stati uccisi o sono stati feriti durante un episodio bellico è enorme. Basti pensare al caso siriano, dove le cifre si rincorrono, i balletti si fanno veramente incomprensibili tra le esigenze di chi gonfia i dati delle vittime e chi invece li assorbe…

D. – L’Associazione "Identità Europea" ha aderito all’appello di Papa Francesco per la giornata di preghiera e di digiuno?

R. – Ovviamente sì. Così come abbiamo prima aderito a tutte le altre iniziative che i Pontefici hanno fatto per la pace in Terra Santa e per il disinnesco di tutti gli scenari di tensioni, soprattutto interreligiosi: sto pensando alla questione dei Balcani. Il nostro lavoro fin dall’inizio è stato questo. La nostra è una Associazione europeista cattolica. E' stata ricevuta in udienza dal Santo Padre Benedetto XVI nel 2006, e da allora abbiamo ricevuto questo lascito da parte del Santo Padre: “Continuate a lottare per la difesa delle radici cristiane dell’Europa”.







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