Siria. Suore trappiste: unite alla Veglia di Roma, follia risolvere guerra con guerra
La solidarietà di Papa Francesco è un sostegno concreto che ci incoraggia. Siamo contrarie
a una soluzione armata. Così si esprimono le religiose italiane di un monastero trappista
in Siria, in occasione della Veglia di pace voluta dal Papa. Fabio Colagrande
ne ha parlato con una di loro, suor Marta:
R. – Sicuramente,
con grande gioia come tutti qui, non solo cristiani ma anche non cristiani. C’è una
grandissima attenzione. Ci siamo sentiti molto sostenuti e abbiamo sentito il Papa
veramente molto vicino. Noi ci stiamo preparando e stiamo cercando di fare qualcosa
con il villaggio. Naturalmente non lo faremo in contemporanea, perché la sera è pericoloso,
ma avremo un momento di preghiera. Stiamo organizzando con i giovani del villaggio
e ci uniremo a tutti quelli che in quel momento pregheranno.
D. – E ora che
si parla di un possibile intervento militare da parte di forze occidentali per risolvere
questa guerra, quali sono le vostre riflessioni?
R. – Beh, evidentemente siamo
completamente contrarie. Sarebbe una pura follia pensare di risolvere una situazione
che ormai è degenerata in violenza molto forte, con altra violenza. Diciamo che è
una resa. Se s’interviene con le armi, è sicuramente una dimostrazione di incapacità
e di impotenza di risolvere invece con il lavoro faticoso e paziente di dialogo, di
comprensione, una situazione che è molto complessa. E, soprattutto, c’è una grande
paura anche da parte della gente, perché non è solo la paura del missile che può arrivare,
ma di una destabilizzazione ancora maggiore. In Siria ormai al Qaeda, le componenti
salafite ed estremiste sono presenti, sono attive, sono forti. Quindi, per esempio,
nella nostra zona potrebbe certo scoppiare un deposito di missili, potrebbe scoppiare
una riserva di sostanze chimiche, ma nel momento in cui venisse dichiarato un attacco
alla Siria, sicuramente le bande armate avrebbero via libera; e la gente ha paura
soprattutto di questo.
D. – Com’è stata accolta questa iniziativa spirituale
diplomatica del Papa e della Santa Sede per scongiurare un attacco alla Siria?
R.
– Sicuramente, con grande favore. Tutti hanno aderito di cuore. Noi abbiamo operai
non solo cristiani, ma anche musulmani – sia alawiti sia sunniti – e tutti hanno accolto
davvero con grande gioia, con grande speranza questo gesto, proprio perché in Siria
adesso la grossa divisione è tra chi desidera una convivenza, chi rifiuta la violenza
e chi invece vuole perseguire una strada di terrore. E’ una grossa divisione. Questi
due gruppi raccolgono persone da ogni parte: non si può parlare solo di sunniti, sciiti,
alawiti e cristiani. No. C’è chi vuole una via di convivenza e di dialogo e chi non
la vuole. E direi che la maggioranza la vuole. Le parole del Papa, quindi, e il gesto
del Papa hanno aperto il cuore a tanti.
D. – Esiste la possibilità di trovare
una soluzione del dialogo e del negoziato alla crisi siriana, secondo lei?
R.
– Certo, la possibilità esiste. Sappiamo che l’ostacolo non è nel cuore della gente,
l’ostacolo è nella volontà politica e negli interessi politici ed economici. Gli interessi
politici ed economici non sono un assoluto. Se vogliamo dimenticarli e vogliamo davvero
cercare il bene di una popolazione, certo che si può fare e si può fare da oggi, ma
a prezzo di rinunciare a una volontà di potenza e di dominio.
D. – Come religiose
cattoliche in Siria, quale appello lanciate nella giornata di preghiera e digiuno
per la pace, voluta da Papa Francesco?
R. – Penso che la parola sia quella
di cercare davvero di vivere tutto con la misericordia del cuore di Dio. Penso dobbiamo
metterci davvero con umiltà e con semplicità davanti a Dio, con la fraternità anche
di sapere che siamo tutti suoi figli e tutte sue creature. Questa è la cosa più grande
che possiamo fare, per trovare poi come vivere insieme in fraternità.
D. –
E se poteste dire qualcosa oggi a Papa Francesco, cosa direste?
R. – Beh, un
grande grazie, e chiediamo anche la sua forza nella Chiesa, proprio per continuare,
non solo oggi con questo intervento per la Siria, ma anche per un cammino che riguarda
tante situazioni. Pensiamo davvero che sia un momento cruciale nella storia dell’uomo,
in cui l’umanità deve ritrovare se stessa. Al Papa, quindi, chiediamo di continuare
a sostenerci tutti, non solo i cristiani, ma anche i non cristiani, in questo cammino
di verità e di ricerca del bene.