2013-09-07 15:27:21

Siria: Obama parla di “azione limitata”. Ue chiede "risposta forte" ad attacco chimico


All’indomani della spaccatura del G20 sull’intervento in Siria, con la posizione di Mosca che fornirà armi a Damasco in caso di attacco statunitense, Obama si rivolge agli americani: “Noi siamo gli Stati Uniti e non possiamo chiudere gli occhi”. E mentre prosegue l’azione per dare una copertura diplomatica all’attacco, le divisioni si riflettono anche sui ribelli spaccati fra pro e contro l’intervento internazionale. Intanto, i ministri degli Esteri dell'Unione Europea, riuniti a Vilnius, hanno sollecitato una "risposta chiara e forte" all'attacco chimico in Siria del mese scorso di cui è ritenuto responsabile il regime di Assad. Lo ha detto l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Catherine Ashton. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

“Il regime di Assad è responsabile del peggior attacco con armi chimiche del 21.mo secolo. Siamo gli Stati Uniti non possiamo chiudere gli occhi”. Nel consueto discorso del sabato alla nazione, Obama spiega i motivi dell’intervento contro Damasco che, sostiene lo stesso inquilino della Casa Bianca, avrà un'azione limitata senza truppe di terra, insomma “non sarà un altro Iraq o Afghanistan”. Il fronte che sostiene gli Stati Uniti resta comunque troppo debole senza un mandato Onu, anche se l'Arabia Saudita sta lavorando ad una bozza di risoluzione da proporre all'Assemblea Generale che fornisca una qualche copertura ad un'azione militare. Le spaccature in seno alla comunità internazionale si riflettono anche sul fronte dei ribelli: il capo dell'Esercito siriano libero, il generale Salim Idriss, ha rivolto un appello al Congresso Usa affinché autorizzi l'intervento militare promosso da Obama, mentre il Fronte islamico Siriano afferma via Facebook che l’attacco Usa non sarebbe utile alla causa.

E sulle divisioni e la situazione che hanno preso corpo dopo il G20 di San Pietroburgo sentiamo Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali: RealAudioMP3

R. - Uno scenario politico molto netto: la Russia non vuole assolutamente abdicare al proprio ruolo di superpotenza globale e la presenza in Siria le consente di rimanere nel Mediterraneo e per questa ragione – non tanto per la Siria, ma soprattutto per gli interessi russi in tutta l’area – Mosca non potrà fare passi indietro.

D. – Queste posizioni come si rifletteranno sul terreno? Chi ne trarrà più vantaggio: i ribelli o il regime di Damasco?

R. – I ribelli sicuramente trarranno vantaggio da un’eventuale operazione di supporto, fatta da una coalizione più o meno ancora da definire. D’altra parte, Damasco – da quanto dichiarato da Putin – continuerà a ricevere armamenti convenzionali per poter arginare e contenere l’offensiva dei gruppi che si oppongono al regime di Damasco.

D. – In Libia i bombardamenti Nato consentirono alle milizie ribelli di avere la meglio sulle truppe di Gheddafi: si spera di ottenere lo stesso risultato contro le truppe lealiste di Assad?

R. – Prima di tutto c’era un mandato internazionale profondamente diverso. Contestualmente la campagna aerea e missilistica in Libia tese al rovesciamento di un regime: qua, in questa fase, si parla ancora di un ridefinire gli scenari operativi sul terreno, ponendo in essere una serie di azioni che dovrebbero diminuire la forza militare di Assad. Non si parla ancora di un’operazione militare che, invece, dovrebbe rovesciarlo.

D. – Quindi, in realtà, non si vuole rovesciare Assad, ma si vuole limitarlo per colpire anche l’Iran e Hezbollah…

R. – Questa mi pare l’ipotesi – in questo momento – più forte, anche perché se gli americani parlano di un’operazione estremamente limitata nel tempo di pochissimi giorni, è difficile immaginare come il regime di Assad possa implodere.

D. – L’Europa sembra stare in finestra a guardare; ma dobbiamo aspettarci che dopo l’intervento degli Usa, alcuni si uniranno alla cosiddetta “coalizione di volenterosi”?

R. – E’ possibile, ma è anche l’ennesima dimostrazione della pochezza politica dell’Europa. Di fronte a scelte di politica internazionale molto forti, ogni nazione si muove in ordine sparso secondo quello che è il proprio interesse. Siamo lontani, lontanissimi da un’Europa politica!







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