Il Papa alla Veglia per la pace: non più la guerra! Idolo del potere trasforma gli
uomini in nuovi Caino
"Non più la guerra, non più la guerra!": è il grido lanciato sabato sera da Papa Francesco
dinanzi a circa 100 mila persone, credenti e non credenti, giunte in Piazza San Pietro
per partecipare alla Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria e nel mondo
intero. "La guerra - ha detto il Papa - non è mai la via della pace", mentre l'idolo
del potere trasforma gli uomini in nuovi Caino che rendono sempre più sottili le ragioni
per giustificare la loro violenza. Il servizio di Sergio Centofanti:
Il mondo che
vogliamo è “un mondo di armonia e di pace” – come Dio lo ha creato – eppure ci sono
anche “la violenza, la divisione, lo scontro, la guerra”. Papa Francesco parte dal
racconto biblico della creazione, opera stupenda di Dio, ferita quando l’uomo “lascia
di guardare l’orizzonte della bellezza e della bontà” e “si chiude nel proprio egoismo”:
“Quando
l’uomo pensa solo a sé stesso, ai propri interessi e si pone al centro, quando si
lascia affascinare dagli idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto
di Dio, allora guasta tutte le relazioni, rovina tutto; e apre la porta alla violenza,
all’indifferenza, al conflitto”.
Quando l’uomo “rompe l’armonia con il
creato, arriva ad alzare la mano contro il fratello per ucciderlo”, diventa come Caino
– afferma il Papa – e “il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da
combattere, da sopprimere”:
“In ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo
rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra
fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello”.
Dall’età
della pietra al terzo millennio è in fondo un atteggiamento che non è cambiato:
“Abbiamo
perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più
sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo
a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte,
parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!”.
Ma
“dopo il caos del Diluvio – ha sottolineato il Pontefice - ha smesso di piovere: si
vede l’arcobaleno e la colomba porta un ramo di ulivo”:
“Penso anche oggi
a quell’ulivo che rappresentanti delle diverse religioni abbiamo piantato a Buenos
Aires, in Piazza de Mayo nel 2000, chiedendo che non sia più caos, chiedendo che non
sia più guerra, chiedendo pace”.
Il Papa si domanda: “E’ possibile percorrere
un’altra strada? Possiamo uscire da questa spirale di dolore e di morte? Possiamo
imparare di nuovo a camminare e percorrere le vie della pace?”:
“Questa
sera vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: Sì, è possibile per tutti!
Anzi vorrei che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, fino a coloro che sono
chiamati a governare le Nazioni, rispondesse: Sì, lo vogliamo!”.
La fede
cristiana spinge a guardare alla Croce. “Come vorrei – afferma Papa Francesco - che
per un momento tutti gli uomini e le donne di buona volontà guardassero alla Croce!
Lì si può leggere la risposta di Dio”:
“Lì, alla violenza non si è risposto
con violenza, alla morte non si è risposto con il linguaggio della morte. Nel silenzio
della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione,
del perdono, del dialogo, della pace. Vorrei chiedere al Signore, questa sera, che
noi cristiani, i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà
gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace!”.
Di
qui l’esortazione “a guardare nel profondo della propria coscienza” per ascoltare
quella parola che dice “esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza
verso l’altro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti
al dialogo, alla riconciliazione”:
“Guarda al dolore del tuo fratello -
ma penso ai bambini, soltanto a quelli - guarda al dolore del tuo fratello e non aggiungere
altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata; e questo
non con lo scontro, ma con l’incontro! Finisca il rumore delle armi! La guerra segna
sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità. Risuonino ancora
una volta le parole di Paolo VI: 'Non più gli uni contro gli altri, non più, mai!...
non più la guerra, non più la guerra!' (Discorso alle Nazioni Unite, 4 ottobre 1965)”.
“La
pace si afferma solo con la pace – ribadisce il Papa – quella non disgiunta dai doveri
della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia,
dalla carità” (Messaggio per Giornata Mondiale della pace 1976). E conclude:
“Perdono,
dialogo, riconciliazione sono le parole della pace: nell’amata Nazione siriana, nel
Medio Oriente, in tutto il mondo! Preghiamo per la riconciliazione e per la pace,
lavoriamo per la riconciliazione e per la pace, e diventiamo tutti, in ogni ambiente,
uomini e donne di riconciliazione e di pace. Così sia”.