Festival di Venezia: premi cattolici al film "Philomena"
Al festival del Cinema di Venezia assegnati anche i premi di area cattolica: "Philomena"
di Stephen Frears è il titolo sul quale hanno concordato tutte le diverse Giurie:
un segnale di maturità critica, di apertura, che riconosce le qualità artistiche e
narrative di un film valutando con discrezione e obiettività i fatti storici e considerando
il percorso umano e cristiano della protagonista. Il servizio di Luca Pellegrini:
"Philomena":
un film dalla dimensione religiosa e cristiana. Stephen Frears - e sicuramente il
regista anglosassone, insieme alla straordinaria Judi Dench che interpreta il personaggio
principale, che avrà accolto la notizia con una punta di soddisfazione inaspettata
- ha ricevuto il Premio Signis dell’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione,
con una motivazione pienamente cristiana, come conferma il presidente della Giuria,
il messicano Luis García Orso:
“Hemos encontrado grandes valores
humanos y cristianos en este film… Abbiamo trovato grandi valori umani e
cristiani in questo film, ‘Philomena’ di Stephen Frear, della Gran Bretagna.
Si tratta soprattutto di una donna che va oltre tutte le difficoltà, oltre tutti gli
ostacoli per superarli con grande speranza ed una grande fede. Questa fede la porta
ad incontrare il perdono e la riconciliazione. Lei offre sempre alla fine il perdono,
perché la sua interiorità ed il suo cuore sono pieni di fede cristiana, come ci ha
insegnato Gesù nel Vangelo”.
Concorda sui valori cristiani del film anche
il Premio "Padre Nazareno Taddei", in memoria del gesuita studioso di cinema, la cui
Giuria, presieduta da Piera Detassis, sottolinea come esso sia capace “di esaltare
la forza di un amore materno e filiale che supera tutti gli ostacoli e tutte le difficoltà,
persino la morte, esaltando dei valori - amore e perdono - che sono universali”. Sempre
al film di Frears è riconosciuta anche la capacità di promozione del dialogo e per
questo riceve il "Premio per la Promozione del Dialogo Interreligioso" assegnato dalla
Giuria Internazionale di Interfilm, i cui membri sono rappresentanti delle Chiese
evangeliche.
Il Premio “Civitas Vitae”, che cerca nei film la loro capacità
di veicolare un’immagine al di fuori degli schemi di una persona longeva, non poteva
che essere assegnato al bellissimo “Still Life” di Uberto Pasolini. La scrittrice
e presidente di Giuria, Antonia Arslan, mette in luce le motivazioni di questa
scelta:
“Glielo abbiamo dato volentieri, perché è un film che affronta questo
grande problema della vita, della morte e della memoria. Questa necessità di avere
anche un certo decoro, un certo accompagnamento verso la morte. La storia di questi
poveri che rimangono praticamente soli, sia nella vita che poi nella morte, è affrontata
però – e questo tengo molto a dirlo – con uno spirito inglese: con un certo pizzico
di ironia, senza quella acrimonia che spesso si ha in certi film anche italiani. C’è
una denuncia, ma è una denuncia che penetra nel profondo, proprio perché arriva attraverso
la dimensione del racconto, del raccontare una storia e di una certa ironia affettuosa”.