Sri Lanka. Polizia interroga sacerdote sul suo incontro con commissario Onu
Nello Sri Lanka è in atto una sistematica repressione della libertà di parola e d’espressione:
ne sono convinti gli attivisti presenti nel Paese che denunciano quanto accaduto nei
giorni scorsi a un sacerdote gesuita. Una notte, cinque o sei agenti in borghese si
sono presentati a casa di padre Veerasan Yongeswaran e lo hanno interrogato fino all’alba
sul contenuto del colloquio avuto con l’Alto Commissariato dell’Onu per i Diritti
umani, Navy Pillay, durante la sua ultima visita nel Paese. Il gesuita in Sri Lanka
dirige un centro che si occupa della promozione e della protezione dei diritti umani
e in particolare dell’assistenza alle vittime di violenza politica e alle loro famiglie:
in virtù del suo impegno aveva incontrato il commissario, che al termine del viaggio
in Sri Lanka aveva dichiarato che il Paese sta pericolosamente avviandosi verso l’autoritarismo.
“Mettere a tacere gli attivisti dei diritti umani che sono critici verso il governo
è diventata prassi – è la testimonianza di un altro sacerdote, padre Nandana Mantunga,
direttore dell’Ufficio per i Diritti umani di Kandy, raccolta da AsiaNews – il diritto
alla libertà d’espressione e di comunicare con un funzionario Onu, per lo più invitato
dallo stesso governo, dovrebbe essere rispettato sempre”. (R.B.)