Gli imprenditori cattolici: serve stabilità per la ripresa, meno tasse e più credito
Gli imprenditori guardano con preoccupazione a una crisi di governo. E’ quanto è emerso
al Forum economico Ambrosetti conclusosi ieri a Cernobbio. Secondo le aziende, c’è
bisogno di rafforzare gli investimenti e di tagliare il carico fiscale. Alessandro
Guarasci ha sentito Manlio D’Agostino, vicepresidente dell’Ucid, l'Unione
cristiana imprenditori e dirigenti:
R. – Nessun
imprenditore, sia italiano che straniero, pensa di poter investire e reinvestire in
Italia se non ha un minimo di certezza a lungo termine e anche in termini di consumi,
perché è chiaro che questa incertezza porta anche al non consumare. Di conseguenza,
i consumi abbassandosi, rallentano la produttività interna.
D. – Voi imprenditori
vi aspettate un taglio del cuneo fiscale già nei prossimi mesi e soprattutto a qual
condizioni? Visto che le risorse sono davvero scarse...
R. – Bisogna tagliare,
ma bisogna tagliare non solo pensando a quella che è la tassazione diretta, quindi
Ires, Irap e similari. Bisogna anche pensare che, parallelamente, abbiamo un sistema
contributivo molto pesante. In generale – e su questo punterei molto l’attenzione
– noi non paghiamo il 40 o il 60%, noi purtroppo andiamo a pagare anche l’80 o il
90%, togliendo delle risorse che, ripeto, nelle imprese familiari, molto spesso, sono
per la sopravvivenza.
D. – Il governo deve fare di più anche per garantire
un facile accesso al credito?
R. – Dovremmo forse cominciare a pensare a nuovi
strumenti per accelerare il credito. In effetti, in Italia i depositi ci sono, ma
non sono impiegati. Quei risparmi non sono investiti in favore delle imprese. Mi permetto
solo di richiamare quella che era la logica fondante della borse valori: raccogliere
risorse per metterle a disposizione delle imprese.