Il nunzio in Giordania: preoccupazione per un intervento militare in Siria, ma la
preghiera fa miracoli
Un nuovo appello a evitare un intervento armato in Siria è giunto da Amman, dove i
capi delle Chiese mediorientali hanno partecipato a un incontro promosso dal Re di
Giordania, per riflettere sulle sfide dei cristiani in questa tormentata regione.
Era presente anche mons. Giorgio Lingua, nunzio apostolico in Giordania e in
Iraq che nel suo intervento ha parlato delle ingerenze di quei Paesi che con il pretesto
di portare aiuti o esportare la democrazia nascondono i loro interessi che non sono
sempre nobili. Tracey McLure lo ha intervistato:
R. - I leader
cristiani di questa zona sono stati molto grati al re di Giordania per aver preso
l’iniziativa di convocarli e sentire la loro voce, le loro preoccupazioni, le loro
domande. Per me è stato interessante vedere la grande unanimità nel ritenere che la
sicurezza sia la prima necessità di questa regione e di come l’afflusso così ampio
di armi non possa essere una garanzia di pace per il futuro. Quindi, molti anche hanno
chiesto di fermare l’afflusso delle armi e si sono mostrati preoccupati per un intervento
militare in Siria. Hanno quindi accolto con molto favore e molto piacere la proposta
di Papa Francesco di convocare per il 7 settembre una giornata di digiuno e preghiera
per la pace.
D. – Cosa si può fare ora?
R. – Si può soltanto pregare,
perché tante volte le sorti dell’umanità non sono nelle mani dei fedeli, ma la potenza
della preghiera può senz’altro fare miracoli.