2013-09-04 14:09:59

Mali: il neo-presidente Keïta si insedierà il 19 settembre, i tuareg per l'indipendenza


Passaggio del testimone, in Mali, tra il presidente ad interim Dioncounda Traoré e il nuovo presidente, eletto l’11 agosto scorso, Ibrahim Boubacar Keïta, la cui cerimonia d’insediamento è prevista per il 19 settembre prossimo. In questo contesto, i ribelli tuareg del nord sono tornati a chiedere l’indipendenza dell’Azawad. Alla vigilia della fine del suo mandato, Traoré ha tracciato un bilancio positivo di questi 18 mesi di transizione. Roberta Barbi ha fatto il punto della situazione con Enrico Casale, africanista della rivista dei Gesuiti “Popoli”:RealAudioMP3

R. - Il fatto che si siano tenute delle elezioni giuste, libere è stato il grande successo di questo periodo di transizione. Le elezioni sono state organizzate abbastanza velocemente in una situazione molto difficile, perché una parte della nazione, cioè le regioni del nord, erano state appena liberate dalle milizie fondamentaliste islamiche e da quelle indipendentiste. Il Mali è comunque un Paese in cui c’è una tradizione democratica, anche se abbastanza recente. Negli ultimi 20 anni, si sono tenute elezioni e c’è stato un ricambio della classe politica.

D. - Traoré fu investito presidente meno di un mese dopo il colpo di stato militare nel Paese e, tra le sue priorità, c’era la restaurazione dell’integrità territoriale del Mali. Ma il nord, sappiamo, resta nella mani dei gruppi jihadisti…

R. - Alcune zone del Nord rimangono ancora in mano ai gruppi jihadisti, ma le grandi città del nord sono state liberate. Ora qual è il rischio? Che dalle loro basi, i fondamentalisti creino instabilità compiendo attentati nei grandi centri o inibendo il passaggio grandi arterie che portano verso il nord.

D. - Un altro obiettivo che ci si poneva era l’organizzazione di elezioni politiche trasparenti e credibili. In effetti - dicevamo - le elezioni del mese scorso, vinte da Keïta, si sono svolte senza incidenti. Un altro segno che la situazione si sta normalizzando?

R. - Il Mali ha una sua tradizione democratica. Di fronte alla crisi, il fatto di avere organizzato delle elezioni che si sono rivelate libere e senza brogli è un grandissimo successo. Lo stesso riconoscimento, da parte dello sfidante, della vittoria del presidente Keïta ne è un’ulteriore conferma. Keïta è una personalità importante per il Mali, perché ha una grandissima esperienza politica.

D. - Negli ultimi giorni del suo mandato, Traoré ha ringraziato tutte le presenze straniere che hanno contribuito a sciogliere la situazione in Mali, come la Costa d’Avorio che schierò diverse truppe nel Paese nell’ambito dell’intervento internazionale guidato dalla Francia. Quanto ha pesato questa operazione nella stabilizzazione?

R. - Ha pesato molto. La Francia sia per motivi interni, si per motivi legati alla tradizionale influenza nei Paesi dell’Africa occidentale, ha deciso di intervenire in Mali. Questo intervento è stato determinante per schiacciare i movimenti fondamentalisti a nord, riportando la pace e la stabilità, togliendo influenza a questi gruppi estremisti.

D. - Il conflitto, però, ha provocato anche l’esodo di massa della popolazione: si parla di circa 500 mila tra sfollati interni e rifugiati. Può essere questo il primo problema che la nuova presidenza dovrà affrontare?

R. - Non so se sarà il primo nell’agenda, ma certamente sarà uno dei primi. I maliani si sono rifugiati in tutti i Paesi che confinano soprattutto con il nord del Paese. Sarà necessario farli ritornare, garantendo loro una certa sicurezza e stabilità.







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