Siria. Oltre 100 morti in scontri sul terreno. Sempre più drammatica la situazione
dei profughi
Sul terreno in Siria non si arrestano gli scontri, mentre il presidente Assad è tornato
a mettere in guardia la comunità internazionale sulle conseguenze di un intervento
armato. Il governo francese che si dice pronto ad agire, ma non da solo, ha presentato
ai responsabili del parlamento ''le prove'' in suo possesso di un massiccio e coordinato
attacco chimico. E mentre prosegue il pressing di Obama sul Congresso per ottenere
il via libera all’attacco in Siria; Cina Iran e Russia ribadiscono il “no” a strategie
militari. Sempre più drammatica la situazione umanitaria. Marina Calculli:
Dopo la
sfida del regime di Damasco a Washington e Parigi, accusate di voler dare avvio ad
un attacco senza prove certa della colpevolezza di Asad, la Francia rende pubblici
i risultati ottenuti dalla sua intelligence: il 21 agosto in sei sobborghi di Damasco
c’è stato un attacco con l’impiego di agenti chimici e un livello di coordinamento
tale che solo il regime poteva essere in grado di sferrarlo. Prove che per Damasco
restano insufficienti, così come per Mosca: “Ci hanno mostrato materiali che non contengono
nulla di concreto. Non ci sono né mappe geografiche né nomi”. Asad inoltre avverte:
“un attacco contro la Siria trasformerà il Medio Oriente in una polveriera”. La Casa
Bianca invece è al lavoro per convincere il Congresso a votare sì allo strike per
punire Asad, anche se molti governi, compreso quello italiano, invitano a perseguire
ancora la strada politica. Mentre la macchina geopolitica mondiale si muove, all’interno
del paese si continua a morire: ieri circa 90 persone sono morte nella regione di
Damasco in combattimenti tra l’esercito lealista e i ribelli. Altre 20 persone, in
gran parte dell’opposizione, sono state uccise in un’imboscata delle milizie pro-Assad.
Intanto l'Alto Commissariato per i rifugiati denuncia che oltre 2 milioni di persone
sono in fuga dal Paese.