La Chiesa in Italia si mobilita per rispondere all'appello del Papa per la Siria
L’appello di Papa Francesco per una Giornata di preghiera, sabato prossimo, per chiedere
a Dio il dono della pace in Siria ha raccolto immediatamente un gran numero di adesioni,
mentre anche persone non credenti hanno fatto sapere di voler partecipare all’iniziativa
almeno per quanto riguarda il digiuno. In tutto il mondo le diocesi si stanno mobilitando
con l’organizzazione nelle città e nelle parrocchie di veglie o altri momenti di riflessione.
Ma a quali modalità si sta orientando la Chiesa italiana? Adriana Masotti lo
ha chiesto a mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale
italiana:
R. - Abbiamo
avuto fin da ieri delle richieste di indicazione. E noi abbiamo provveduto - già ieri
- a mandare una lettera a tutti i vescovi per ricordare l’appello che di fatto ha
raggiunto tutti. Abbiamo dato anche dei suggerimenti, ma ognuno ha evidentemente l’esperienza
e la fantasia per realizzare momenti di raduno. L’invito evidentemente per chi sta
a Roma è quello di unirsi al momento che si svolgerà in Piazza San Pietro, però questo
è un invito a tutta la Chiesa, anche ai non cristiani, a trovare modo di fermarsi
nella giornata di sabato per dedicare tempo alla preghiera e per dedicarsi anche ad
una forma di penitenza come il digiuno. L’invito del Papa ci dice che se non cambiano
i cuori, difficilmente la guerra sarà superata e la pace potrà essere perseguita.
Cambiare i cuori propri attraverso la preghiera e il digiuno e implorare il cambiamento
dei cuori di coloro che più resistono e più si trovano coinvolti in questa tragedia.
Il Papa non ha guardato soltanto alla Siria ma, a partire dalla tragedia che si sta
consumando in Siria, ha invitato ad allargare lo sguardo all’orizzonte più vasto dei
luoghi in cui ci sono guerre e di coloro che potrebbero intraprendere o continuare
queste attività di guerra.
D. - Quali potranno essere le modalità di questo
momento in adesione e in unità a quello in Piazza San Pietro?
R. - A parte
la preghiera personale, le modalità possono essere la possibilità della celebrazione
eucaristica per la pace nel corso della giornata, oppure una veglia di preghiera,
o una celebrazione più solenne dei Primi Vespri o anche un’Adorazione eucaristica
prolungata o ancora una liturgia penitenziale secondo l’opportunità, il tipo di comunità,
la sede in cui si svolge la preghiera.
D. - Potrà essere anche un test, forse,
questo momento, questa mobilitazione sulla comunicazione che esiste nelle parrocchie,
nelle diocesi, perché l’appuntamento è stato dato a pochi giorni di distanza e non
c’è neanche la domenica di mezzo, in cui invitare i fedeli…
R. - E’ vero. Però
oggi abbiamo veramente la disponibilità di mezzi di comunicazione così efficaci da
poter raggiungere tutti. Senz’altro sarà una prova, ma direi che è una prova che conosce
già esperienze positive. Siamo fiduciosi perché la gente - e di questo i segnali li
abbiamo - avverte la forza dell’invito del Papa, avverte la gravità della causa in
gioco e quindi ha cominciato a rispondere e - secondo me - risponderà numerosa e soprattutto
attenta e sensibile all’appello del Papa, all’invito della Chiesa per la preghiera
e il digiuno, per la ricerca di una pace in quei luoghi in cui si combatte e poi una
pace più grande presso tutti i popoli.