2013-09-02 16:35:55

Tokyo reagisce ai nuovi allarmi dalla centrale di Fukushima con un piano da 47 miliardi di yen e sfiduciando la Tepco, ente gestore dell’impianto


Allarme nucleare a Fukushima: il governo giapponese ha deciso di intraprendere un'azione più decisa e diretta per affrontare la crescente minaccia di un’estesa contaminazione del suolo e del mare prospiciente l’impianto. Il servizio di Stefano Vecchia

Durante una riunione ministeriale, l'esecutivo ha messo a punto un piano del valore di 47 miliardi di yen (circa 350 milioni di euro) per contenere la massiccia fuoriuscita di liquido radioattiva dai serbatoi costruiti per contenere l'acqua di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare a rischio di fusione all'interno dei reattori in avaria. In realtà, quasi metà della somma andrebbe a coprire le necessità dell'emergenza per quest'anno, ma il resto andrebbe a concretizzare i provvedimenti allo studio, tra cui la possibilità di congelare il terreno della centrale. Questo dovrebbe impedire che 300-400 tonnellate di acqua radioattiva si versino nel mare, ma anche che altra acqua proveniente dalle alture vicine si aggiunga a quella già presente nella centrale. A spingere il premier Abe a un'azione più decisa è stato non solo l'allarme di questi giorni per valori registrati superiori anche ai mille millisievert/ora, letali per un essere umano dopo poche ore di esposizione, ma anche i timori legati alla candidatura del Giappone a ospitare le Olimpiadi estive del 2020. Confermata ufficialmente la sfiducia verso il gestore dell'impianto, Tokyo Electric Company, Tepco, che mettendo a rischio immediato circa 2000 dipendenti e esponendo il Paese a un pericolo radioattivo non ancora definito nella sua gravità complessiva, ha cercato in ogni modo di coprire i danni ambientali e di alleggerire le preoccupazioni dell'opinione pubblica. Proprio oggi tre cittadini, in legale rappresentanza di altre migliaia, hanno presentato alla polizia della prefettura di Fukushima una denuncia contro l'azienda e 32 dei suoi manager in carica o non più attivi per avere mancato di prevenire che l'acqua contaminata defluisse nell'oceano.

Ma quali problemi tecnici si pongono per contenere la contaminazione nucelare a Fukushima Davide Pagnanelli ha intervistato Massimo Sepielli, responsabile dell'Unità tecnologie e impianti per la fissione e la gestione del materiale nucleare presso l’Enea:RealAudioMP3

R. – Le difficoltà più stringenti sono il contenimento dei liquidi radioattivi all’interno delle strutture dell’impianto, la decontaminazione dei liquidi contenenti plutonio e uranio; la terza necessità è quella della bonifica da elementi radioattivi, tipo il cesio 137 che ha 30 anni di emivita, lo iodio 129 e il trizio, che ha una emivita di 12 anni. Quindi, lì si sta provvedendo con l’asportazione degli strati superficiali di terreno. E invece, per quanto riguarda appunto i rifiuti liquidi, la problematica è diversa …

D. – Esiste la tecnologia per purificare l’acqua usata per raffreddare i reattori di Fukushima?

R. – Esistono dei processi classici, che sono quelli che vengono impiegati nel trattamento del combustibile irraggiato. Però, in questo caso siamo di fronte – di fatto – a 300 tonnellate molto radioattive; addirittura, gli ultimi livelli ci segnalano una dose di 1.800 millisievert, la massa da trattare e il livello di radiazione sono tali per cui il Giappone stesso e la Tepco hanno chiesto aiuto a Paesi che hanno una buona esperienza, una grande esperienza nel settore, tra cui so anche la nostra Sogin, insieme – ovviamente – all’Enea.

D. – La gestione della crisi è al centro di contrasti tra Tepco e governo nipponico. E’ possibile per un’agenzia privata gestire situazioni come quella di Fukushima?

R. – C’è stata una riforma quasi complessiva, quasi una rivoluzione all’interno del sistema giapponese, in particolare per quanto riguarda l’autorità di sicurezza. Però, sta di fatto che poi sull’impianto in pratica agiscono essenzialmente i tecnici e gli operatori della utility, quindi della Tepco. Sono soli, nel senso che operano loro direttamente sull’impianto, ma non sono soli perché tutti questi enti di sicurezza di tipo pubblico sono comunque lì, al loro fianco.

D. – Esiste la possibilità di un reattore nucleare sicuro?

R. – Il reattore sicuro è quello che si sta cercando di progettare, come ad esempio il reattore di quarta generazione, raffreddato al piombo, che permette di lavorare con un tempo di grazia, cioè un tempo di intervento eventualmente dovesse accadere un incidente, di settimane. Devo aggiungere che, comunque, i reattori di terza generazione, refrigerati ad acqua, sono sicuramente reattori molti più sicuri rispetto a quelli della generazione precedente di cui fa parte, appunto, il reattore della Centrale di Fukushima.

Ultimo aggiornamento: 3 settembre







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