Nuovo Beato in Sicilia: Antonio Franco, ministro di Dio e uomo di giustizia. Il card.
Amato: ci insegna ad aprirci con generosità
Grande attesa a Messina per la Beatificazione, oggi pomeriggio, di mons. Antonio Franco,
prelato e abate di S. Lucia del Mela, vissuto tra ‘500 e ‘600, “esemplare testimone
del Vangelo”, come ha ricordato ieri il Papa all’Angelus. La cerimonia, nella basilica
cattedrale alle ore 18, sarà presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della
Congregazione delle Cause dei santi. Il servizio di Roberta Gisotti:
E’ vissuto quattro
secoli fa ma la sua fama di santità e di miracoli si è tramandata e vivificata fino
ai nostri giorni. Preghiera, catechesi, carità, penitenza furono compagne di vita
di Antonio Franco. Nato a Napoli nel 1585, cresciuto in una famiglia devota, non ancora
17enne conseguì la laurea in Diritto canonico e civile, giunse poi a Roma, quindi
Madrid alla Corte di Filippo III e divenuto sacerdote a 25 anni, venne poi nominato
Cappellano Maggiore del Regno di Sicilia e come tale Prelato ordinario e Abate di
S. Lucia, nella piana di Milazzo, e il Papa Paolo V gli aggiunse il titolo di Referendario
pontificio. Ministro di Dio, interprete del rinnovamento ecclesiale sancito dal Concilio
di Trento, e uomo di giustizia - giudice in nome del Re di Spagna - mons. Franco curò
la formazione del clero e le vocazioni e lottò con vigore contro usura, banditismo,
ignoranza, superstizione, omertà diffuse in quel territorio. Un uomo di grandi doti
umane e spirituali che mai si risparmiò per aiutare gli altri, come spiega il cardinale
Angelo Amato:
R. - A quel tempo la Prelatura aveva circa 4200 abitanti,
quasi tutti contadini e pastori. Nel governo di questa Prelatura, unita alla diocesi
di Messina solo dal 1986, il Servo di Dio si distinse per la sua sapiente azione pastorale,
migliorando la vita religiosa del popolo e del clero. Ancora vivente, mons. Antonio
Franco era venerato per la sua vita santa e per la sua fama di taumaturgo, con interventi
prodigiosi a favore degli ammalati e dei contadini, che chiedevano la pioggia per
i loro campi o l'allontanamento delle intemperie dai loro raccolti. Era particolarmente
generoso con i poveri. Morì in odore di santità, il 2 settembre 1626, stroncato dalle
penitenze e dalle continue astinenze.
Non aveva ancora compiuto 42 anni, quando
rese l’anima al Signore, stremato da privazioni e malattie. Spesso digiunava e mangiava
solo pane e acqua e sembra che non adoperasse il letto ma utilizzasse una piccola
stoia per materasso e una pietra come cuscino. Cosa suggerisce oggi il Beato Antonio
Franco? La risposta del cardinale Angelo Amato
R. - Di aprirci con generosità,
come fece lui, alle necessità dei poveri e dei bisognosi. I quattro secoli che ci
separano da lui non ne attenuano il messaggio, ma anzi lo rafforzano. Anche oggi i
poveri sono in mezzo a noi, e anche oggi il cristiano è chiamato dal Signore a essere
buon samaritano per i feriti nel corpo e nello spirito, che invocano la nostra carità.
Siamo generosi, come fu sommamente generoso il nostro Beato.
Da domani al 13
settembre il corpo incorrotto di mons. Antonio Franco rimarrà esposto nella cattedrale
di Messina per la venerazione dei fedeli e quindi farà ritorno nella concattedrale
di Santa Maria del Mela, dove il 15 settembre si terrà la Messa di ringraziamento.