Messa del Papa a Santa Marta: "Mai uccidere il prossimo con la nostra lingua"
Dove c’è Dio non ci sono odio, invidia e gelosia e non ci sono quelle chiacchiere
che uccidono i fratelli: è quanto ha affermato Papa Francesco lunedì mattina a Santa
Marta, dove ha ripreso a celebrare la Messa con i gruppi dopo la pausa estiva. Il
servizio di Sergio Centofanti:
L’incontro di
Gesù con i suoi conterranei, gli abitanti di Nazaret, come lo racconta il Vangelo
di San Luca proposto dalla liturgia del giorno, è stato al centro dell’omelia del
Papa. I nazaretani ammirano Gesù – osserva il Pontefice – ma aspettano da lui un qualcosa
di strabiliante: “volevano un miracolo, volevano lo spettacolo” per credere in lui.
Così Gesù dice che non hanno fede e “loro si sono arrabbiati, tanto. Si sono alzati,
e spingevano Gesù fino al monte per buttarlo giù, per ucciderlo”:
“Ma guardate
com’è cambiata la cosa: cominciarono con bellezza, con ammirazione, e finivano con
un crimine: volendo uccidere Gesù. Questo per la gelosia, l’invidia, tutte queste
cose … Questa non è una cosa che è successa duemila anni fa: questo succede ogni giorno
nel nostro cuore, nelle nostre comunità. Quando in una comunità si dice: ‘Ah, che
buono, questo che è venuto da noi!’. Se ne parla bene il primo giorno; il secondo,
non tanto; e il terzo si incomincia a spettegolare e finiscono spellandolo”.
Così
i nazaretani “volevano uccidere Gesù”:
“Ma quelli che in una comunità fanno
chiacchiere sui fratelli, sui membri della comunità, vogliono uccidere: lo stesso
di questo! L’Apostolo Giovanni, nella prima Lettera, capitolo III, versetto 15, ci
dice questo: ‘Quello che odia nel suo cuore suo fratello, è un omicida’. Noi siamo
abituati alle chiacchiere, ai pettegolezzi. Ma quante volte le nostre comunità, anche
la nostra famiglia, sono un inferno dove si gestisce questa criminalità di uccidere
il fratello e la sorella con la lingua!”.
“Una comunità, una famiglia –
ha proseguito il Papa - viene distrutta per questa invidia, che semina il diavolo
nel cuore e fa che uno parli male dell’altro, e così si distrugga”. “In questi giorni
– ha sottolineato - stiamo parlando tanto della pace”, vediamo le vittime delle armi,
ma bisogna pensare anche alle nostre armi quotidiane: “la lingua, le chiacchiere,
lo spettegolare”. Ogni comunità – ha concluso il Papa - deve vivere invece con il
Signore ed essere “come il Cielo”:
“Perché sia pace in una comunità, in
una famiglia, in un Paese, nel mondo, dobbiamo incominciare così: essere con il Signore.
E dov’è il Signore non c’è l’invidia, non c’è la criminalità, non c’è l’odio, non
ci sono le gelosie. C’è fratellanza. Chiediamo questo al Signore: mai uccidere il
prossimo con la nostra lingua, ed essere con il Signore come tutti noi saremo in Cielo.
Così sia”.