2013-09-02 06:49:02

Italia: ad Assisi Giornata del Creato. Intervista a mons. Sorrentino


Si è tenuta quest’anno in Umbria l’ottava Giornata nazionale per la salvaguardia del Creato promossa domenica scorsa dalla Conferenza episcopale italiana. Domenica mattina la Messa ad Assisi nella chiesa di Santa Maria Maggiore, preceduta da storie e testimonianze nel luogo della “spoliazione“ di Francesco. Il tema della Giornata è stata: “La famiglia educa alla custodia del Creato”. Ma come e perché può svolgere questo compito? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino che ha celebrato la Messa:RealAudioMP3

R. - Perché la cultura della custodia del creato è una cultura del dono, una cultura del grazie, del riconoscimento della realtà. Niente come la famiglia può dare questi valori fondamentali: in famiglia si fa l’esperienza dell’essere amati, voluti, accolti. C’è, dunque, l’atmosfera giusta perché si possa vedere l’Universo con questi occhi.

D. – Nel termine “creatura” e “creato” c’è già un valore profondo, qual è?

R. – Questa è la visione cristiana della vita: un mondo che esiste soltanto perché Dio lo fa essere. E’ tutto quanto un dono di amore. Dire, dunque, creato è far riferimento a questa realtà che ci lega a Dio, con una percezione dell’armonia universale all’insegna dell’amore che Dio ci porta e che noi dobbiamo portare a noi stessi, agli altri, ad ogni essere.

D. – Anche Papa Francesco, addirittura sin dal suo primo discorso, ha parlato della custodia del creato, intendendola come prendersi cura del mondo, ma anche gli uni degli altri. Un tratto, dunque, fondamentale anche di questo Pontificato?

R. – Uno dei motivi che il Papa ha dato per aver scelto il nome Francesco: ha colto nel nostro Francesco d’Assisi questa dimensione come fondamentale, mettendola in rapporto ad una esigenza ed una sfida che oggi ci vede tutti quanti impegnati. Quello che ci viene richiesto è uno stile di vita che sappia riconoscere la realtà per quello che essa è, dono di Dio, che ha le sue leggi, e farla sviluppare nella sua stessa direzione. Tutto questo esige uno stile di vita, un modo di guardare il mondo, una sobrietà. Quando tutto si fa all’insegna della voglia di possedere, di accumulare in funzione di politiche di dominio, c’è poco di buono da sperare. Quando invece si instaura un clima di sobrietà, di povertà, intesa come capacità di accoglienza, generosa solidarietà con gli altri, allora si cominciano a mettere le premesse di un mondo bello.







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