In Siria non si fermano i combattimenti. Assad: con un attacco si rischia una guerra
regionale
In Siria si continua a morire. Almeno 20 ribelli sono rimasti uccisi ieri in un'imboscata
tesa dall'esercito ad Adra, a nord della capitale Damasco. Lo ha riferito l'Osservatorio
siriano per i diritti umani, precisando che fra le vittime ci sono anche cittadini
stranieri. Assad intanto sfida ancora la comunità internazionale. In un’intervista
comparsa ieri su Le Figaro, il presidente siriano avverte: il Medio Oriente è una
polveriera, se ci dovessero essere bombardamenti esiste il rischio di una guerra regionale.
Rivolto poi a Hollande e Obama, e riferendosi all’attacco chimico, aggiunge: sono
stati incapaci di fornire le prove alle loro nazioni. Il servizio di Alessandro
Guarasci:
Scontri tra
ribelli ed esercito si sono registrati per tutta la giornata in Siria. Dunque la minaccia
di un bombardamento da parte degli Usa non ferma i combattimenti. Secondo l’Osservatorio
dei Diritti Umani nel conflitto vi sarebbero almeno 101mila vittime, e ogni due ore
muore un bambino. Domani Il segretario di Stato Usa , John Kerry, ed il ministro della
Difesa, Chuck Hagel, saranno ascoltati in una audizione al Senato sulla situazione
nel Paese in vista anche del voto chiesto sabato da Barack Obama al Congresso sull'intervento
militare. Oggi è intervenuto il segretario della Lega Araba Nabil El Arabi che ha
condannato l'uso armi chimiche ma che ha anche precisato come la Lega non sia completamente
certa che il regime di Assad abbia commesso questo crimine. Chi non ha dubbi è il
segretario generale della Nato Rasmussen convinto che il modo con cui l'attacco è
stato condotto indica che dietro c'è la mano del regime di Assad. Intanto il ministero
degli Esteri italiano smentisce la notizia, diffusasi nel pomeriggio, secondo cui
la prossima riunione dei Paesi del gruppo "Amici della Siria" si sarebbe dovuta tenere
domenica a Roma. Ultimo aggiornamento: 3 settembre