Caucaso: 9° anniversario della strage nella scuola di Beslan
Sono passati 9 anni da quelle tragiche giornate a Beslan. Da allora il ritorno a scuola
per gli studenti russi e per l’intero Paese non è più la festa di prima. L’incubo
di quelle drammatiche ore viene rivissuto sui giornali ed in televisione. Manifestazioni
vengono tenute ovunque nel gigante slavo. Il ricordo di quell’orrore non deve sopirsi,
è il desiderio della società federale. Beslan ha segnato la vera fine del terrorismo
nel Caucaso russo. Quel marchio di infamia, determinato dalla morte di centinaia di
bambini inermi in una scuola, ha sancito la perdita di fiancheggiatori e sostegni
interni ed esterni alla causa separatista ed estremista. La regione, crogiuolo di
etnie spesso nemiche tra di loro appartenenti a diverse confessioni religiose, è stata
inondata dai petro-rubli dal Centro moscovita. La disoccupazione è un po’ diminuita,
ma la pesante situazione socio-economica rimane inalterata. La Cecenia è stata quasi
completamente ricostruita ed è governata oggi con metodi criticati dalle organizzazioni
umanitarie da Ramzan Kadyrov. La vicina Inguscezia gode di una certa stabilità grazie
al prestigio del presidente Evkurov, eroe russo in Kosovo negli anni Novanta. L’Ossezia
settentrionale, a parte la tragedia di Beslan, è riuscita a restare fuori sia dall’incendio
ceceno che dalla successiva guerra nel 2008 con la Georgia. Per il Cremlino i problemi
restano in Kabardino-Balkaria, ma soprattutto in Daghestan, dove non passa giorno
che si ha notizia di un attentato. La strategia di attaccare la popolazione civile
per seminare terrore è stata comunque sconfessata. (A cura di Giuseppe D'Amato)