Siria. Associazioni e movimenti con il Papa: "No alle armi, spazio al negoziato"
“Il dialogo è l’unico modo per mettere fine alla violenza. C’è ancora spazio per una
trattativa”. Lo stanno ripetendo a voce alta molte Associazioni, ong e Movimenti al
fianco del Papa e di tutta la Chiesa, in questi giorni in cui l’intervento armato
in Siria sembra diventare sempre più imminente. Il servizio di Gabriella Ceraso:
“Non è mai troppo
tardi per tentare una soluzione politica anche in Siria". E’ chiaro il pensiero di
Pax Christi Italia nelle parole del suo vicepresidente, Sergio Paronetto:
“Sembra
che il gioco sia solo fra le grandi potenze. Dovremmo avere la capacità di rendere
visibili i protagonisti, cioè i siriani, e soprattutto i siriani non violenti. Anche
in Siria esistono alternative alla guerra. Quando parliamo di Pax Christi e tanti
altri della forza politica della non violenza, intendiamo un’azione permanete e costante,
cioè la ricerca di dialoghi, incontri, mediazione, aiuti, collegamenti”.
Anni
e anni d’interventi non hanno insegnato nulla, dice il mondo dell’associazionismo?:
“Non
ci si può arrendere a questa idea che un conflitto debba essere risolto con un altro
conflitto, perché anche nei luoghi di disperazione si possono estrarre pietre di speranza
per ricostruire ponti di pace”.
Le bombe non risolvono le crisi, ma aumentano
la violenza e alimentano il terrorismo: è la voce dell’Arci al fianco di Pax Christi.
Ancora Paronetto:
“Purtroppo, c’è stata l’assenza della comunità internazionale.
Spesso si arriva a queste situazioni, dicendo che è ineluttabile intervenire. Ma cosa
si è fatto prima?”
“No” anche ad un attacco mirato, dicono in molti. Emergency
sottolinea che scegliere le armi significa colpire sempre la popolazione civile. Occorre
agire in ambito Onu, ripete l’associazionismo, soprattutto accertare per questa via
la verità dei fatti. Una soluzione adeguata non può ignorare la realtà mediorientale,
ribadisce Pasquale Ferrara, esperto del centro internazionale del Movimento
politico per l’Unità, dei Focolari:
“La giustizia è fondamentale, ma va
fatta secondo i canali previsti dagli strumenti giuridici sia interni che internazionali
e poi serve un processo di reale riconciliazione. Non ci può essere nessuna pace –
l’abbiamo visto in Afghanistan – se non si mette in atto un processo di ricostruzione
nazionale su un’idea comune di convivenza e di comunità. E’ solo questa la garanzia
della durata della pace”.