Romania: Beatificazione di padre Vladimir Ghika, martire sotto il comunismo
“Desideriamo baciare le catene di coloro che, ingiustamente imprigionati, piangono
e sono afflitti per gli attacchi contro la religione, per la rovina delle sacre istituzioni,
per la salvezza eterna dei loro popoli”. Il cardinale Angelo Amato, prefetto della
Congregazione delle Cause dei Santi, ha citato il messaggio del 1952 di Pio XII alla
Chiesa e al popolo di Romania nell’omelia della Messa per la Beatificazione di mons.
Vladimir Ghika tenutasi sabato a Bucarest, alla presenza di migliaia di persone. Hanno
concelebrato oltre cento sacerdoti, una ventina di vescovi e il cardinale André Vingt-Trois
di Parigi. Rappresentate la Chiesa ortodossa e le istituzioni dello Stato. Vladimir
Ghika sarà festeggiato il 16 maggio di ogni anno. Il servizio di Roberta Gisotti:
E’ vissuto
da santo ed è morto da martire, padre Ghika, sacerdote romeno, aveva 80 anni quando
è morto nel carcere di Jilava, vicino Bucarest, il 16 maggio 1954, accusato di spionaggio
nell’interesse del Vaticano, condannato dal regime comunista a tre anni di prigionia
per alto tradimento. Di religione ortodossa, nipote dell’ultimo principe della Moldavia,
destinato alla carriera diplomatica, il giovane Vladimir, non ancora trentenne, entra
nella Chiesa cattolica, rinunciando poi ad ogni agio e privilegio per vivere nella
carità da povero con i poveri. Tre sono i messaggi che lascia padre Ghika, come indica
il cardinale Angelo Amato:
R. - Il primo riguarda la sua ansia ecumenica.
Sognava l'unità della Chiesa. Egli proponeva la santità come un mezzo indispensabile
per promuovere l'unità dei cristiani. Egli vedeva nel martirio di milioni di cristiani
ortodossi perseguitati soprattutto in Russia e nell'Europa dell'Est dai regimi comunisti
la garanzia di una vera risurrezione, che, nella logica del mistero pasquale, doveva
portare all'unità ritrovata. Il secondo aspetto riguarda il suo concreto impegno di
carità verso i rifugiati, i feriti di guerra, i malati, da lui accolti, visitati e
assistiti. Il terzo aspetto riguarda la sua testimonianza martiriale, sotto quel regime
spietato che fu lo stalinismo. Lunghi e sfibranti interrogatori di giorno e di notte,
pestaggi feroci tanto da far temere la perdita dell'udito e della vista, simulazioni
di impiccagione. Egli sopportò con fede e coraggio questo martirio con l'aiuto della
preghiera.
La sorte volle che intorno a padre Ghika morente, nell’infermeria
del carcere, vi fossero un prete ortodosso, un pastore protestante, un giovane ebreo
e un imam tartaro, a coronare il suo desiderio di un solo gregge ed un solo pastore:
R. - L'odierna Beatificazione deve essere vista come segno profetico di riconciliazione
e di pace, come memoria di un triste passato da non ripetere in nessun modo e come
impegno per costruire un futuro di speranza, di comunione fraterna, di libertà e di
letizia.