Bologna. Campane e numeri riscrivono la mappa della città
L’antica tradizione dei campanari e il mondo dei numeri. Si sono incontrati ieri sera
a Bologna per un’insolita performance musicale per le vie dell’antico centro
storico medioevale. Un dialogo tra antico e presente in cui la matematica è diventata
punto d’incontro tra storia, arte, fede e musica. Il servizio di Luca Tentori:
Ancora non esisteva
il "Dolby surround", ma lungo i secoli i bolognesi sperimentarono qualcosa di simile
passeggiando per la città quando le campane del centro suonavano in concerto. E ieri
sera, l’esibizione si è ripetuta all’interno di “Campanologia Bologna”, l’unica tappa
italiana di un progetto europeo itinerante ideato nel 2011 dall’artista Emma Smith
per la città di Bourn, vicino a Cambridge. Attraverso un processo di trascrizione
matematica e geografica delle partiture tradizionali per campane, l’artista ha creato
una mappa sonora della città e una serie di nuove melodie che sono state proposte
dalle quattro torri campanarie coinvolte nell’evento. Emma Smith ha studiato
per mesi i metodi di esecuzione tradizionali, conoscendo partiture complesse, raramente
scritte, ma piuttosto tramandate per via orale:
“La ragione per venire qui
a Bologna è perché il metodo campanaro bolognese è molto particolare e specifico in
questa città. Il progetto prende come punto di partenza un’analisi matematica di questi
metodi che sono fatti di numeri. Ne crea un algoritmo da cui deriva una mappa che
viene sovrapposta a quella della città. Tre itinerari attraverso la città che sono
basati sulla matematica, ma che hanno anche interesse storico e anche a livello simbolico
marcano momenti diversi della crescita e dell’identità della città di Bologna”.
L’“Unione
campanari bolognesi” raccoglie oggi con orgoglio il ricco patrimonio secolare e sembra
non conoscere crisi con i suoi trecento iscritti per lo più giovani, distribuiti nelle
province di Bologna, Modena, Ferrara e Imola. Ai nostri microfoni il suo presidente,
Mirko Rossi:
“E’ una sperimentazione innovativa ma nel solco della
tradizione di un’arte campanaria che ormai ha radici profonde nella città di Bologna
e nasce sul finire del ‘500. Una tradizione che, pur custodendo i propri valori, è
sempre in divenire”.