2013-08-31 15:17:21

Bologna. Campane e numeri riscrivono la mappa della città


L’antica tradizione dei campanari e il mondo dei numeri. Si sono incontrati ieri sera a Bologna per un’insolita performance musicale per le vie dell’antico centro storico medioevale. Un dialogo tra antico e presente in cui la matematica è diventata punto d’incontro tra storia, arte, fede e musica. Il servizio di Luca Tentori:RealAudioMP3

Ancora non esisteva il "Dolby surround", ma lungo i secoli i bolognesi sperimentarono qualcosa di simile passeggiando per la città quando le campane del centro suonavano in concerto. E ieri sera, l’esibizione si è ripetuta all’interno di “Campanologia Bologna”, l’unica tappa italiana di un progetto europeo itinerante ideato nel 2011 dall’artista Emma Smith per la città di Bourn, vicino a Cambridge. Attraverso un processo di trascrizione matematica e geografica delle partiture tradizionali per campane, l’artista ha creato una mappa sonora della città e una serie di nuove melodie che sono state proposte dalle quattro torri campanarie coinvolte nell’evento. Emma Smith ha studiato per mesi i metodi di esecuzione tradizionali, conoscendo partiture complesse, raramente scritte, ma piuttosto tramandate per via orale:

“La ragione per venire qui a Bologna è perché il metodo campanaro bolognese è molto particolare e specifico in questa città. Il progetto prende come punto di partenza un’analisi matematica di questi metodi che sono fatti di numeri. Ne crea un algoritmo da cui deriva una mappa che viene sovrapposta a quella della città. Tre itinerari attraverso la città che sono basati sulla matematica, ma che hanno anche interesse storico e anche a livello simbolico marcano momenti diversi della crescita e dell’identità della città di Bologna”.

L’“Unione campanari bolognesi” raccoglie oggi con orgoglio il ricco patrimonio secolare e sembra non conoscere crisi con i suoi trecento iscritti per lo più giovani, distribuiti nelle province di Bologna, Modena, Ferrara e Imola. Ai nostri microfoni il suo presidente, Mirko Rossi:

“E’ una sperimentazione innovativa ma nel solco della tradizione di un’arte campanaria che ormai ha radici profonde nella città di Bologna e nasce sul finire del ‘500. Una tradizione che, pur custodendo i propri valori, è sempre in divenire”.







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