India: petizione per il rilascio di sette cristiani innocenti, in carcere in Orissa
Nella grave ingiustizia subita dai cristiani dell’Orissa – a cinque anni dai pogrom
contro i fedeli del distretto di Kandhamal, con violenze e omicidi per la maggior
parte impuniti – vi è anche il caso di sette fedeli cristiani, accusati ingiustamente
di essere responsabili dell’omicidio di Laxmanananda Saraswati, religioso e leader
politico indù, ucciso nel 2008. Fu questo l’episodio che scatenò, con una reazione
pretestuosa, la violenza contro i cristiani, che fece 38 morti accertati e 54mila
sfollati. Anche se successivamente furono i guerriglieri maoisti a rivendicare l’assassinio,
i sette cristiani sono tuttora in carcere da cinque anni, senza processo, e la polizia
rifiuta di rilasciarli. Come appreso dall’Agenzia Fides, la Chiesa indiana e alcune
organizzazioni internazionali si sono attivate per sollevare il caso e chiedere a
gran voce la liberazione. Una petizione è stata presentata dall’organizzazione “International
Christian Concern”, con sede a Washington (USA), indirizzata al governo indiano e
all'ambasciatore dell'India negli Stati Uniti. L’appello ricorda che anche uno dei
tribunali che ha istruito processi per le violenze del 2008 ha parlato di “insufficienza
di prove” a carico dei sette, arrestati come “capri espiatori”. I sette innocenti
hanno mogli e figli, lasciati ingiustamente soli da cinque anni. Stigmatizzando “il
pregiudizio settario e la discriminazione religiosa”, la petizione ribadisce che “una
loro rapida liberazione darà al mondo un segnale che l'India applica lo stato di diritto
e la promozione della libertà religiosa per tutti i suoi cittadini”. Intervenendo
sul tema della giustizia per le vittime, il segretario generale dell’associazione
ecumenica “All India Christian Council” (AICC), Digvijaya Singh, ha chiesto ufficialmente
una indagine della NIA (Agenzia Investigativa Nazionale) sulle violenze anticristiane
di massa avvenute in Kandhamal. Il segretario definisce preoccupante “il livello di
infiltrazione delle forze estremiste nella polizia, nella magistratura, nelle amministrazioni
civili”, che è la ragione dell’impunità. Una dettagliata ricostruzione dei massacri
e una aperta denuncia delle ingiustizie perpetrate sono contenute in un libro-inchiesta
del giornalista cattolico indiano Anto Akkara, edito in occasione del 5° anniversario
dei massacri, e intitolato “Kandhamal craves for Justice”.