Dalle slot i soldi per togliere l'Imu. L'opinione del vescovo Coletti e delle associazioni
In Italia, le risorse per abolire l’Imu arriveranno anche dal gioco d’azzardo. Nel
decreto del governo è prevista una sanatoria delle multe sulle nuove slot, che dovrebbe
portare circa 600 milioni di euro. Una decisione che non ha mancato di sollevare le
proteste di quelle associazioni che si occupano di contrasto alle ludopatie. Il servizio
di Alessandro Guarasci:
Il
contenzioso risale al 2005. La Corte dei Conti ha stabilito penali da 2,5 miliardi
di euro per il mancato collegamento delle macchine di alcuni gestori alla rete telematica
dello Stato tra il 2004 e il 2007. Ma il governo si è accontentato di 600 milioni.
E in più così si rischia di incentivare l’offerta di gioco d’azzardo, fonte di ludopatie
e drammi familiari. Mons. Diego Coletti, vescovo di Como, territorio dove le
malattie legate all’azzardo sono in crescita:
R. – E' il prevalere sempre della
ricerca di vantaggi economici. La cosa drammatica è che questo avvenga anche da parte
dell’istituzione pubblica. La prima preoccupazione dell’istituzione pubblica dovrebbe
essere quella di salvaguardare il bene comune, non quella di fare cassa. Se ci sono
da cercare risorse per far fronte alla situazione si vada altrove, ma non si vada
su qualcosa che può fare del male alla gente. Non sono contrario in linea di principio
al gioco, anzi, proprio a difesa della sanità e della bellezza del gioco, vorrei vederlo
sganciato dalle scariche di adrenalina dell’azzardo, del guadagno e dell’ingaggio.
Vediamo che fine rischia di fare anche il gioco del calcio, che è quello più apprezzato
dal popolo italiano. Quando si infilano dentro i soldi, si ruba alla gente la bellezza
del gioco, non si ruba soltanto la salute a quelli che ci cascano in maniera patologica.
D.
– Tra l’altro, il problema è ancora più grave in un momento di crisi in cui magari
tante famiglie potrebbero pensare di risolvere i loro problemi giocando...
R.
– Certo. La situazione di crisi difficile, pesantissima, in cui si dibattono molte
persone, non fa che da incentivo a questo sogno del guadagno facile. Nove volte su
dieci, a essere ottimisti, si traduce invece in una perdita secca di quel poco di
risorse che uno può avere in mano, con la conseguenza di arrivare persino ai suicidi
o alle violenze in famiglia o agli atti di disperazione più drammatici, proprio perché
si parte già da una condizione minacciata dalla crisi economica in atto e non ci si
accorge che, incentivando il gioco d’azzardo, la minaccia non diminuisce, ma aumenta
e dilaga.
Ogni anno, in Italia si giocano 80 miliardi di euro e almeno il 2%
della popolazione rischia di essere vittima di una patologia. DonArmando
Zappolini, portavoce della campagna "Mettiamoci in gioco":
"Ancora
una volta, la politica dimostra che si piega agli interessi delle grandi lobby e che
cerca i soldi sempre tra la povera gente. Invece, di mettere la tassazione nell’ambito
delle case dei ricchi, in realtà, recuperando soldi dal gioco d’azzardo, li recupera
dalle classi meno abbienti della popolazione, perché queste sono le categorie che
giocano. Il discorso è, quindi, che la politica deve sostituire ai buoni principi,
ai buoni propositi gli atti, perché è inutile che si facciano intergruppi parlamentari,
si presentino 40 proposte di legge sul gioco d’azzardo e poi quando c’è da fare una
scelta reale di politica vera, amministrativa e così via, si vada in altra direzione".
Le Associazioni sono convinte che le norme per lottare contro le ludopatie
siano troppo tiepide e che sia inconcepibile che lo Stato continui a far cassa sull’azzardo.