Siria. Il patriarca Twal: "Con quale autorizzazione attaccare un Paese?"
Un appello alla prudenza per la stabilità di tutta la regione: a lanciarlo è mons.
Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme nell’imminenza di un possibile attacco
militare occidentale contro il regime siriano accusato di aver utilizzato armi chimiche
nella sua guerra contro i ribelli. In una nota diffusa dal Patriarcato e ripresa dall'agenzia
Sir, mons.Twal eleva “la sua preghiera allo Spirito Santo affinché illumini i cuori
di coloro che hanno tra le mani il destino delle popolazioni”. Rivolgendosi a questi
leader ricorda loro “di non dimenticare l’aspetto umano nelle loro decisioni”. Constatando
che “gli Israeliani stanno facendo ressa nei Centri di distribuzione di maschere a
gas e gli abitanti del Medio Oriente incominciano a raccogliere viveri e riserve”,
il patriarca si interroga seriamente sui rischi di una escalation della violenza nella
regione. “Perché dichiarare una guerra quando gli esperti dell’Onu non hanno ancora
consegnato le conclusioni definitive sulla natura chimica dell’attacco e sull’identità
formale dei suoi mandanti? Si assiste - ricorda il patriarca - ad una logica che ricorda
la preparazione della guerra in Iraq nel 2003, una commedia delle armi di distruzione
di massa in Iraq quando in realtà non ce ne erano. Oggi questo Paese è ancora in una
situazione molto critica”. Nella nota Twal incalza: “Come decidere di attaccare un
Paese? Con quale autorizzazione? Certo, il Presidente americano ha il potere di lanciare
solo degli attacchi aerei contro la Siria, ma che ne è della Lega araba e del Consiglio
di sicurezza dell’Onu? I nostri amici dell’Occidente e degli Usa non sono stati attaccati
dalla Siria. Con quale legittimità osano attaccare un Paese? Chi li ha nominati polizia
della democrazia in Medio Oriente?”. Netta la denuncia: “Chi ha pensato alle conseguenze
di una tale guerra per la Siria e per i Paesi vicini? C’è bisogno di aumentare il
numero dei morti oltre i 100mila? È necessario - ammonisce - ascoltare tutte queste
anime che vivono in Siria e che gridano il loro dolore che dura da più di due anni
e mezzo. Hanno pensato alle mamme, ai bambini, agli innocenti? Ed i Paesi che attaccano
la Siria hanno preso in considerazione il fatto che i loro cittadini in tutto il mondo,
che le loro ambasciate e consolati possono essere bersaglio di attentati in rappresaglia?”.
Per tutte queste ragioni il patriarca Twal invita alla prudenza augurando “la pace
e la sicurezza a tutta questa regione del mondo che ha già troppo sofferto”. E aggiunge:
“Come cristiani di Terra Santa ricordiamo nelle nostre preghiere i siriani di cui
vediamo tutte le sofferenze quando vengono a rifugiarsi nella nostra diocesi in Giordania”.
(R.P.)