2013-08-28 20:15:54

Siria: la comunità internazionale si divide su un possibile attacco militare. Damasco: terroristi colpiranno l‘Europa


E’ alta la tensione sulla Siria. L'uso delle armi chimiche ''non può rimanere senza risposta'', ha detto il segretario generale della Nato Hans Fogh Rasmussen al termine della riunione del Consiglio Atlantico. Ma Damasco accusa Gran Bretagna e Francia di aver aiutato “i terroristi” ad usare armi chimiche in Siria, affermando che gli stessi gruppi le useranno presto contro l’Europa. Il servizio di Debora Donnini:RealAudioMP3

A livello internazionale si continua a discutere su un attacco contro la Siria. All’Onu sono riuniti gli ambasciatori dei 5 cinque membri permanenti - Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia - per esaminare la bozza di risoluzione presentata da Londra in cui si chiedono le misure necessarie per proteggere i civili. Il testo condanna il presunto impiego di armi chimiche da parte del governo di Bashar al-Assad. Una conferma che siano state usate nell’attacco della scorsa settimana alle porte della capitale siriana è arrivata oggi dall’inviato dell’Onu Lakdhar Brahimi. Ma Damasco rigira l’accusa ai ribelli e l'ambasciatore siriano all'Onu Bashar Jaafari ha chiesto al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon l'invio degli ispettori su tre siti che sarebbero stati attaccati con armi chimiche. E mentre per la Nato l’uso di armi chimiche deve avere una risposta, Ban ki Moon ricorda che gli ispettori hanno bisogno di 4 giorni per concludere le loro indagini. Per il ministro degli esteri di Londra Hague ci vuole una risposta anche se non si trova un accordo all’Onu. La Germania è per una soluzione solo politica. La Russia ribadisce invece che è prematuro discutere di qualche reazione del Consiglio di sicurezza finche' gli ispettori non presenteranno il proprio rapporto. Il Governo italiano condanna l’uso di armi chimiche contro la popolazione civile come crimine contro l’umanità. Già prima il ministro degli esteri Bonino aveva chiarito che ci vuole un mandato dell’Onu ma comunque l’appoggio ad un’eventuale azione non è automatico. A rilanciare oggi l’appello di pace in Siria di Papa Francesco, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali in una dichiarazione rilasciata all’Osservatore Romano. Il giornale vaticano nota poi come “a molti” “sembra difficilmente comprensibile” che il Governo di Damasco “proprio mentre l’esercito conseguiva successi rilevanti e per gran parte degli osservatori ormai decisivi, abbia varcato la ‘linea rossa’ sull’uso di armi chimiche”.


Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia sembrano essere i Paesi protagonisti della drammatica partita in gioco delle scelte della comunità internazionale in questa fase della crisi siriana, ma non si possono dimenticare gli altri attori in campo. Li ricorda Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:RealAudioMP3

R. – Ci sono dei giocatori locali e dei giocatori globali. I giocatori locali sono naturalmente la Siria, per ovvie ragioni, ma ci sono anche due Paesi, molto vicini, che sono Israele e l’Iran. Gioca un ruolo anche il Libano, ma come Paese passivo. Poi, per quanto riguarda i giocatori globali, a prescindere da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, che sembrano ultimamente i più attivi sul campo, c’è comunque ancora la posizione di Putin di cui bisogna assolutamente tener conto.

D. – Il ministro degli Esteri russo Lavrov avverte: “qualsiasi uso della forza militare contro la Siria non farà altro che destabilizzare ulteriormente il Paese e la regione”. In tanti pensano che le conseguenze possano essere davvero drammatiche…

R. – Se ci dovesse essere un attacco verso la Siria, il primo Paese cui guarderei è l’Iran. Tra gli annunci e poi le prove di forza bisogna far passare del tempo e a volte non c’è neanche la prova di forza. Visti, però, i legami, i forti legami, tra il regime di Damasco e quello di Teheran, credo che l’Iran sarebbe il primo Paese a muoversi. Non potendolo fare sul campo siriano e avendone le capacità, probabilmente potrebbe portare un attacco nei confronti di Israele. Ora questo aprirebbe uno scenario enorme, perché Israele non starebbe al suo posto, molto probabilmente. Questo è sicuramente lo scenario più importante: un conflitto che si apre all’Iran e ad Israele. Poi bisogna vedere le formazioni sciite e come si muove Hezbollah, che è immediatamente al confine con Israele. La guerra non si svolgerà in Siria: la guerra si potrebbe svolgere da altre parti. Questa è la preoccupazione maggiore. Bisognerà vedere, quindi, queste altre parti, cioè Israele, cosa faranno.

D. – Gran Bretagna e Francia non fanno altro che ribadire che non sarebbe una missione di guerra stile Iraq, ma sarebbe invece un intervento delimitato in un tempo brevissimo stile Libia. Ma davvero è pensabile una cosa del genere per la Siria?

R. – Io credo che l’ultima “guerra lampo” che ha avuto successo è stata la “Blitzkrieg” di Adolf Hitler nei confronti della Polonia, dopo non ce ne sono state altre. Forse c’è stata la Seconda Guerra del Golfo, quella del ’91, ma lì è stata una “guerra lampo” perché ad un certo punto i sauditi hanno fermato gli americani. Io non credo molto alle operazioni di “polizia”. Una cosa l’Iraq l’ha insegnata: non si può stare sul campo. Se si deve stare sul campo, le forze devono essere enormi. Uno degli errori che commise Rumsfeld come segretario alla Difesa, e gli fu rinfacciato varie volte, era stato quello di sottovalutare il conflitto e di impiegare poche migliaia di soldati sul campo, quando ce ne sarebbero dovuti essere, immediatamente, quantomeno 500 mila. E’ pensabile che ci potranno essere almeno 500 mila soldati della coalizione sul campo in Siria? Io credo proprio di no. Quindi, cosa facciamo: solo attacchi aerei, attacchi mirati? E dove? Se già l’Iraq aveva spostato le fantomatiche armi di distruzione di massa, anche Assad potrebbe farlo. Diventa quindi estremamente complicato trovare gli obiettivi, a meno che non si voglia bombardare e radere al suolo il palazzo presidenziale così come è stato fatto con il palazzo di Gheddafi, ma questa è un’altra questione. La guerra in Libia era un’altra cosa. La guerra in Siria è estremamente complicata e totalmente diversa.

D. – Ban Ki-moon raccomanda di lasciar lavorare gli ispettori sul campo. Quindi ancora il margine di dubbio che armi chimiche possano essere in mano anche ad altri ci dovrebbe essere, o no?

R. – Assolutamente sì. Le armi chimiche non sono soltanto nelle mani dei siriani: chiunque nell’area, in un modo o in un altro, ha delle armi chimiche, per esperimenti propri o per altre ragioni. Dunque sicuramente le armi sono sul campo e si trovano da una parte e dell’altra, visto che questa non è una guerra convenzionale, non ci sono due eserciti sul campo, con due divise precise che si scontrano: questa è una guerra molto asimmetrica. E una tipica espressione della guerra asimmetrica è usare le armi sporche.







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