Il Papa agli Agostiniani: l'inquietudine dell'amore ci spinga ad andare per primi
verso gli altri
L’inquietudine del cuore è ciò che porta a Dio e all’amore. Papa Francesco ha lasciato
questo messaggio agli Agostiniani aprendo con una Messa il loro Capitolo generale
nella Basilica romana di Sant’Agostino. Alla celebrazione hanno preso parte agostiniani
dai 5 continenti, religiose e consacrati che seguono la regola del vescovo di Ippona
e alcuni laici. Il Papa - che prima di entrare nella Basilica si è fermato in strada
a salutare tanta gente che lo attendeva da ore - ha più volte invitato a lasciarsi
sospingere dall’inquietudine personale per conoscere Cristo e dall’inquietudine delle
necessità altrui per rispondere all’amore. Nella Basilica di Sant’Agostino c’era per
noi Tiziana Campisi:
“Quali inquietudini
ci invita a suscitare e a mantenere vive nella nostra vita” Sant’Agostino? E’ il primo
interrogativo che Papa Francesco ha posto ricordando il percorso di ricerca del vescovo
di Ippona, infaticabile pensatore e pastore dall’inesauribile anelito di verità. L’invito
del Pontefice è a riflettere proprio sull’inquietudine che ha caratterizzato la vita
del grande padre della Chiesa sotto tre diversi aspetti: “l’inquietudine della ricerca
spirituale, l’inquietudine dell’incontro con Dio, l’inquietudine dell’amore”. Poi
ha aggiunto:
“Vorrei dire a chi si sente indifferente verso Dio, verso la
fede, a chi è lontano da Dio o l’ha abbandonato, anche a noi, con le nostre ‘lontananze’
e i nostri ‘abbandoni’ verso Dio, piccoli, forse, ma ce ne sono tanti nella vita quotidiana:
guarda nel profondo del tuo cuore, guarda nell’intimo di te stesso, e domandati: hai
un cuore che desidera qualcosa di grande o un cuore addormentato dalle cose?”.
Se
l’inquietudine della ricerca spirituale induce a gettare lo sguardo sulla propria
interiorità, alla ricerca di sè e del senso della vita, il passo ulteriore è l’incontro
con Cristo, ha proseguito il Papa. E’ stata questa l’esperienza di Agostino, che trovato
Dio vicino al proprio cuore, non si è chiuso poi in se stesso:
“Anche nella
scoperta e nell’incontro con Dio, Agostino non si ferma, non si adagia, non si chiude
in se stesso come chi è già arrivato, ma continua il cammino. L’inquietudine della
ricerca della verità, della ricerca di Dio, diventa l’inquietudine di conoscerlo sempre
di più e di uscire da se stesso per farlo conoscere agli altri. E’ proprio l’inquietudine
dell’amore”.
E ha insistito Papa Francesco su questa inquietudine, che
trovando risposte si è fatta man mano pastorale:
“E Agostino si lascia inquietare
da Dio, non si stanca di annunciarlo, di evangelizzare con coraggio, senza timore,
cerca di essere immagine di Gesù Buon Pastore che conosce le sue pecore (cfr Gv 10,14),
anzi, come amo ripetere, che ‘sente l’odore del suo gregge’ ed esce a cercare quelle
smarrite. Agostino vive quello che san Paolo indica a Timoteo e a ciascuno di noi:
annuncia la parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, annuncia il Vangelo
con il cuore magnanimo, grande (cfr 2 Tm 4,2) di un Pastore che è inquieto per le
sue pecore".
Quindi, così il Pontefice ha sintetizzato ciò che ha contraddistinto
la personalità di Sant’Agostino:
"Il tesoro di Agostino è proprio questo
atteggiamento: uscire sempre verso Dio, uscire sempre verso il gregge…è un uomo in
tensione tra queste due uscite … non 'privatizzare' l’amore… sempre in cammino! (….)
Sempre inquieto! E questa è la pace dell’inquietudine”.
Ma inquietudine
è anche amore, “cercare sempre, senza sosta, il bene dell’altro, della persona amata,
con quella intensità che porta anche alle lacrime”. “L’inquietudine dell’amore – ha
concluso Papa Francesco - spinge sempre ad andare incontro all’altro, senza aspettare
che sia l’altro a manifestare il suo bisogno”.