di Lorenzo Trombetta, corrispondente Ansa a Beirut, autore del libro "Siria. Dagli
Ottomani agli Asad. E oltre" (Mondadori Università) Non credo che
gli Usa si muoveranno in modo concreto per un attacco in Siria. Il presunto ricorso
al gas nervino ha, da un lato, fatto tornare la Siria sulle prime dei giornali, dall'altro
la questione è troppo concentrata sull'aspetto delle armi chimiche. Il problema non
è limitato a questo tragico episodio. C'è un intero contesto di violenza che va avanti
da almeno un anno e mezzo, in cui si continua a morire quotidianamente per armi non
convenzionali. In Libano, dopo il duplice attentato alle moschee, il clima è molto
teso. Nonostante il Paese stia reggendo abbastanza bene agli urti provenienti dalla
vicina Siria, nelle zone prese di mira c'è molta fragilità e in generale la situazione
sta degenerando gradualmente. Iniziate le ispezioni dell'Onu sull'uso di armi
chimiche in Siria, rispetto alle quali, secondo gli Usa, Damasco si è aperta tardivamente,
la Casa Bianca smentisce i preparativi per un'azione militare di Washington e Londra
da sferrare contro la Siria nei prossimi giorni. Mosca intanto ha messo in guardia
sulle 'conseguenze estremamente gravi' che avrebbe un intervento armato nella regione;
la Turchia è pronta a partecipare ad un conflitto anche senza l'approvazione delle
Nazioni Unite; il ministro degli esteri britannico sostiene che una risposta all'uso
di armi chimiche è possibile anche senza l'unanimità del Consiglio di Sicurezza. Nel
frattempo, nel monastero di Deir Mar Musa, rifondato da padre Paolo Dall'Oglio e dedicato
a San Mosè l'Etiope, il 27 agosto, alla vigilia della festa liturgica del santo si
pregherà e digiunerà per la liberazione del gesuita sequestrato circa un mese fa nell'area
di Raqqa, e per la pace in Siria. (a cura di Antonella Palermo)