2013-08-24 12:22:41

Medio Oriente. P. Pizzaballa: la guerra colpisce sempre i civili, la gente vuole la pace


Soffiano nuovi venti di guerra in Medio Oriente, oltre ai conflitti che già stanno martoriando così tante popolazioni nella regione. La Chiesa non cessa di dare una parola di pace e di speranza. Il Custode di Terrasanta, padre Pierbattista Pizzaballa, sottolinea quanto gli appelli di pace del Pontefice siano accolti con gioia non solo dai cristiani ma anche dai musulmani dei Paesi mediorientali travolti dai conflitti. Intervistato da Alessandro Gisotti, padre Pizzaballa racconta come si viva, e a volte sopravviva, in un tempo di così grande sofferenza:RealAudioMP3

R. – Quello che sentiamo – noi siamo in contatto quasi ogni giorno un po’ con tutto il territorio – è tanta paura, tanta desolazione da parte della gente, ma anche un po’ di rabbia per tutto quello che sta accadendo: è una guerra che passa sopra le teste della gente, come sempre …

D. – A rimetterci, bambini, donne … questi dati impressionanti di profughi, di morti …

R. – La gente non vuole questa guerra, la gente vuole semplicemente vivere serenamente nella propria terra, in libertà; vedono, invece, tutti questi giochi di potere che stanno creando una situazione molto pesante. Ci sono tantissimi morti, profughi in Libano e in Giordania ma soprattutto rifugiati all’interno della Siria, che sono ormai quasi due milioni e che vivono in condizioni molto precarie, creando una situazione quasi esplosiva, dal punto di vista sociale.

D. – In questo contesto così difficile – perché poi, ovviamente, ogni Paese ha la sua realtà – c’è anche chi soffia sul fuoco in modo strumentale su uno “scontro di religioni” che invece vediamo essere proprio rifiutato da cristiani e musulmani …

R. – Molto spesso, quando si parla di Medio Oriente, si usa la religione in maniera strumentale; in realtà, sono lotte di potere tra fazioni, tra Paesi – Paesi stranieri, naturalmente – che vogliono avere il controllo delle vie di trasporto o semplicemente per avere più potere. Non sono né l’islam né il cristianesimo che stanno alimentando queste guerre atroci.

D. – In questo senso c’è stato anche da ultimo questo messaggio del Papa per la fine del Ramadan …

R. – Tutto il mondo musulmano – che comunque è un mondo molto composito – ha accolto in maniera molto positiva l’appello del Papa e anche la figura del Papa, in maniera molto aperta, con grande entusiasmo. E questo è di buon auspicio. Bisogna lavorare su quell’ambito, cioè dell’incontro con al realtà del territorio, con le persone semplici cercando di evitare ogni forma di strumentalizzazione.

D. – Questo aspetto proprio della quotidianità, della vita insieme dei cristiani e dei musulmani, questo resta nonostante tutto quello che succede attorno?

R. – Sì, la vita prevale in ogni caso e sempre. Abbiamo visto chiese distrutte anche in Egitto, oltre che in Siria; situazioni oggettivamente problematiche e difficili ma non dobbiamo fermarci a questo. Sono molti di più gli esempi di collaborazione e di aiuto e di convivenza storica, tradizionale tra le due comunità, che deve continuare e deve prevalere.

D. – Che tipo di pensiero di pace si sente di fare?

R. – Quello che mi sento di dire è che soprattutto le persone che lavorano nel territorio, che ancora credono e sono convinte, per esperienza, che si vive insieme e che si deve vivere insieme, che non perdano la speranza nella preghiera comune, di trovare la forza per continuare, nonostante tutto, a stare insieme e a dare testimonianza di comune umanità.







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