Il Papa il 10 settembre al Centro Astalli dai rifugiati. P. La Manna: la sua visita
è un segno per tutta la Chiesa
“Il Papa è stato invitato è ha risposto personalmente che sarebbe venuto. Ora tutto
questo si realizza.” Così padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli,
riguardo alla visita che il prossimo 10 settembre, intorno alle 15.30, il Papa farà
alla struttura italiana dei gesuiti che, nel cuore di Roma, si dedica all’accoglienza
dei rifugiati. Sarà una visita privata di cui si stanno definendo i dettagli, ma resta
il significato della scelta compiuta dal Pontefice, in linea col suo operato e la
sua testimonianza, come sottolinea lo stesso padre La Manna al microfono di Gabriella
Ceraso:
R. – E’ un ulteriore
segno di una continuità nella vicinanza a persone che sono costrette a lasciare la
propria terra a causa di guerre e persecuzioni; è una continuità quotidiana fatta
di gesti semplici, concreti che però sono uno stimolo, sono un invito a tutti noi
di seguire il suo esempio.
D. – Il Papa insiste molto proprio sulla prossimità:
anche il recarsi fisicamente nei posti ha un rilievo particolare …
R. – Io
direi, è disponibilità a incontrare. Il Papa parla di globalizzazione dell’indifferenza:
ebbene, non possiamo più fare finta di non sapere. Con coraggio, il Papa ci invita
ad uscire da noi stessi: dall’incontro con l’altro nasce qualcosa che è positivo per
tutti. Se ci sottraiamo, perdiamo il senso di essere parte di un’unica comunità. E’
una sollecitazione forte anche per noi Chiesa. Il Papa è stato chiaro: “Abbiamo bisogno
di testimoni e non di maestri.
D. – Più o meno che realtà troverà il Papa?
Quanti rifugiati? E che tipo di servizio? Avrete fatto un po’ il punto per presentare
al Papa la vostra struttura?
R. – Il Papa potrà incontrare i rifugiati che
arrivano a Roma e sono tanti, perché Roma è un luogo di secondo approdo. Sono persone
che hanno bisogno di mangiare, di poter fare la doccia, di poter incontrare un medico,
ricevere un farmaco, assistenza legale e sociale … In media, alla mensa ogni giorno
arrivano 450 persone, che non è il numero effettivo, perché donne, bambini, persone
con problemi non fanno la fila.
D. – Più o meno, quali sono le loro nazionalità?
R.
– Prevalentemente, in questo momento, vengono dall’Africa con un incremento di egiziani
e di siriani, soprattutto nuclei familiari che scappano: i siriani, dalla guerra,
e gli egiziani di religione copta che hanno problemi, in questo momento in Egitto,
si mettono in salvo cercando di arrivare in Italia e passano da Roma.
D. -
Dinanzi a questi flussi migratori che un po' stanno cambiando rotta - ora si va verso
le coste orientali della Sicilia, in questi giorni arrivano tanti profughi, e sono
siriani - lei cosa pensa?
R. - Gli ultimi esempi di cambi di rotta e di modalità
di arrivo ci dimostrano che i trafficanti continuano a guadagnare su queste persone
in difficoltà con la nostra complicità.
D. – Ritornando a voi, al Centro Astalli:
immagino che lei sia felice di questa giornata, anche se sarà un momento impegnativo
…
R. – Io sono molto contento che il Vescovo di Roma, il Vicario di Cristo,
realizzi il suo incontro con i rifugiati al Centro Astalli: per me è la scuola che
mi tiene vivo, mi insegna a riconoscere Cristo, a capire cosa è veramente importante
nella vita e soprattutto a riconoscere una cosa che non figura nei nostri bilanci,
che è la Provvidenza di Dio che si concretizza lì dove non ci si preoccupa di cercare
profitto ma dove si è capaci di condividere prima di tutto ciò che si è e poi quello
che si ha.