Agibilità politica di Berlusconi: prosegue il dibattito politico

La questione dell’agibilità politica di Berlusconi va affrontata senza faziosità e pregiudizi. E’ ciò che il Pdl sta chiedendo con insistenza, in questi giorni, in attesa della riunione della Giunta per le elezioni del Senato, il prossimo 9 settembre, sulla decadenza del leader del Popolo delle libertà. Serve dunque un approfondimento tecnico e giuridico della vicenda, una riflessione sugli eventuali elementi di incostituzionalità della legge Severino e sulla sua interpretazione corretta circa la retroattività o meno. Ma quanto è corretto chiedere tutto questo ai membri della Giunta? Adriana Masotti lo ha chiesto al politologo Alberto Lopresti, direttore di Laurea in Scienze politiche e del buon governo dell’ Angelicum di Roma:

R. – E’ un errore credere che quanto farà la Giunta corrisponda ad un quarto grado di giudizio. Cioè, non c’è un’operazione di discernimento che la Giunta deve mettere in campo, in questo momento. In realtà, dovrebbe prendere atto di una sentenza di terzo grado e quindi decretare una condizione di fatto. Ora, è chiaro che c’è un problema politico importante: questo non possiamo escluderlo, perché si tratta del leader del secondo partito in Italia …

D. – Dovesse cadere il governo a seguito di un voto che confermi la condanna e quindi l’uscita dalla politica in Parlamento di Berlusconi, che cosa succederebbe? Si andrà alle urne?

R. – Andare alle urne in sé, in questo momento in cui qualche spiraglio all’orizzonte si comincia ad intravvedere in termini di uscita dalla crisi, sarebbe davvero controproducente. E’ per questo che siamo di fronte ad un vicolo cieco, e speriamo davvero che non debba verificarsi il peggio, cioè una crisi di governo al buio, con una legge elettorale incapace di assicurare governabilità e con una crisi che, invece di portarci tutti a remare nella stessa direzione, sta producendo differenze ideologiche e personalistiche che non servono a nessuno.