2013-08-23 07:59:21

Siria: per l’Onu “crimini contro l’umanità”se provato l'uso di armi chimiche. Un milione i bimbi fuggiti dal Paese


Dichiarazioni di sdegno ed estrema preoccupazione per quanto sta accadendo in Siria. La comunità internazionale, per una volta, si mostra compatta di fronte all’ipotesi dell’impiego delle armi chimiche nel conflitto che, nella notte tra martedì e mercoledì, vicino Damasco avrebbero provocato oltre 1300 vittime. Francia e Turchia spingono per un intervento, cautela dagli Stati Uniti. L’Onu parla di conseguenze gravi in caso di provato uso del gas nervino che costituirebbe “un crimine contro l’umanità”. Il servizio di Marina Calculli:RealAudioMP3

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon da Seoul alza i toni: se verrà accertato, l'uso di armi chimiche sarebbe ''un crimine contro l'umanità'' una “violazione del diritto internazionale”, “una sfida alla comunità internazionale nella sua totalità” . Ciò avrebbe ''gravi conseguenze'' ha detto ancora il numero uno dell’Onu. Toni durissimi anche da parte del presidente francese Hollande, mentre il suo ministro degli Esteri Fabius ha invocato la necessità di una risposta armata. D’accordo anche la Turchia. Intanto dal Palazzo di Vetro è in partenza per Damasco il vicesegretario Angela Kane. L’Onu vuole al più presto che si faccia chiarezza. Anche il capo della Farnesina, Emma Bonino, ribadisce l’importanza dell’indagine “perché – spiega il ministro – sul bombardamento chimico la Russia dà una versione diversa, interessata o meno che sia”. Anche l’Iran, come la Russia, respinge le accuse rivolte al governo di Asad e allude, semmai, ad una presunta responsabilità dei gruppi quaedisti presenti nel paese. Intanto la drammatica situazione in Siria accelera la fuga dal paese. L’Unicef lancia un nuovo allarme: tra i rifugiati c’è un milione di bambini. Tra di essi circa 750mila hanno meno di 11 anni.
L’Onu dunque ha chiesto al regime di Damasco di permettere agli ispettori, presenti già nel Paese, di investigare su quanto accaduto nei sobborghi della capitale siriana. Ma è plausibile il ricorso alle armi chimiche da parte di Assad? Al microfono di Benedetta Capelli risponde Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio Disarmo: RealAudioMP3

R. – In guerra, purtroppo, avviene di tutto. In primo luogo, la prima vittima è la verità e quindi tutte le informazioni che arrivano sulle stragi perpetrate da una parte e dall’altra, vanno prese con estrema cautela. Pertanto, mi sembra giusto e doveroso che ci sia una commissione internazionale veramente indipendente che appuri quello che è successo. Detto questo, va ricordato che certamente la Siria è uno di quei Paesi che non ha firmato la Convenzione sulle armi chimiche, e ha un arsenale di queste armi: ma non è l’unico Paese che non ha firmato. Israele e Myanmar, per esempio, non l’hanno ratificata, altri Paesi come Angola, Egitto, Corea del Nord, Sud Sudan non hanno firmato la Convenzione … Né va dimenticato, però, che le armi chimiche – purtroppo – uccidono analogamente ad un bombardamento di tipo convenzionale. Le vittime, in queste guerre senza confini, senza limiti, combattute in modo anche terroristico sono per l’80 per cento civili.

D. – In Siria, ci sono gli ispettori Onu che stanno valutando proprio l’uso di armi chimiche in questo conflitto. Non è un caso che questo attacco arrivi proprio in concomitanza con questa missione?

R. – Questo può essere, può rientrare in quella dietrologia per cui può essere qualcun altro che l’ha usato per mettere in difficoltà il regime che comunque riesce a resistere alla rivolta armata. Anche nel caso in cui fosse dimostrato che Assad abbia usato le armi chimiche contro la propria popolazione, il che mostrerebbe un cinismo pari a quello delle armi convenzionali, che cosa si vuole fare? Si vuole mandare un nuovo corpo di spedizione militare ad incrementare il conflitto che c’è in quel territorio? O si ritiene invece più opportuno cercare di fare un’azione diplomatica sempre più stringente su tutte e due le parti? Non dimentichiamo, infatti, che i massacri vengono compiuti da una parte e dall’altra, purtroppo …

D. – La Francia ha affermato che se gli attacchi con armi chimiche in Siria fossero confermati e il Consiglio di Sicurezza non riuscisse a prendere alcuna decisione, sarebbe necessario rispondere con la forza. Siamo proprio ad un punto di svolta del conflitto, secondo lei?

R. – Potrebbe essere: non è la prima volta che la Francia preme per un intervento militare armato, diretto o indiretto. Da tempo si è detto che se fosse stato provato l’uso delle armi chimiche, la comunità internazionale sarebbe intervenuta. Il problema è, ancora una volta, che se le Nazioni Unite non decidono, decide qualcun altro al posto loro: è un’ulteriore delegittimazione di questo organismo internazionale ma anche rispetto all’Unione Europea. La posizione della Francia infatti non è la posizione dell’Unione Europea, che non si è espressa in tal senso e quindi è anche un’ulteriore delegittimazione – purtroppo – dell’Unione Europea.

D. – E la linea rossa di Obama – intervento in Siria di fronte all’uso di armi chimiche – è stata, secondo lei, oltrepassata?

R. – Può darsi che gli Stati Uniti vogliano in qualche modo intervenire, ma almeno finora abbiamo visto un Obama molto prudente, tutto considerato, rispetto a questa vicenda. Quello che sappiamo è che sicuramente c’è un sostegno di forniture di armamenti, c’è un sostegno dal punto di vista della disponibilità di consiglieri … ma non dimentichiamo che in quell’area si sta giocando una partita che non è solamente locale, ma in cui c’entra l’Iran, c’entra la Russia – alleato storico della Siria – e quindi il gioco è molto più complesso e la partita geopolitica è molto più ampia.












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