Egitto: manifestazioni islamiste in tono minore, attaccato monastero ad Al-Minya
Alcune migliaia di manifestanti pro-Morsi si sono riversati nelle strade ieri in Egitto:
ma non c'è stata quella mobilitazione che si aspettavano i Fratelli musulmani. Scontri
si sono verificati a Giza e al Cairo, blindata per le marce islamiste; a Mansoura
la polizia ha aperto il fuoco sulla folla per disperderla. Massima tensione nella
città di Tanta dove è di almeno un morto e 14 feriti il bilancio degli scontri. Tuona
il presidente Usa Obama che ribadisce: nessun aiuto all’Egitto se le azioni vanno
contro i nostri valori e ideali. La polizia intanto ha arrestato 19 esponenti dei
Fratelli Musulmani. In questo quadro, che prospettive hanno i Fratelli musulmani?
A Davide Maggiore risponde, dal Cairo, il giornalista Cristiano Tinazzi:
R. - Sono isolati
in una grande città come può essere Il Cairo, però in tante zone del Paese hanno comunque
ancora dei bastioni - hanno ancora la maggioranza - soprattutto nella zona del Sinai,
al Sud Ovest del Paese, nelle zone beduine, nelle aree che sono al confine con la
Libia e in altre che sono a Nord. Fino ad oggi, le forze dell’ordine hanno arrestato
circa 75 dirigenti. Se si continua di questo passo, credo che la Fratellanza entrerà
in clandestinità; è l’unica soluzione che hanno per poter sopravvivere. La Libia,
comunque, già nelle settimane scorse, ancora prima della deposizione di Morsi, aveva
lanciato un invito alla Fratellanza per andare in Libia. Questo è stato un messaggio
lanciato dalla Fratellanza Musulmana libica e da altre formazioni salafite che comunque
sono all’interno del governo libico.
D. - L’altra notizia è che si è aperta
un’inchiesta contro i fondatori del movimento "Tamarod", i ribelli anti-Morsi. Cosa
significa questo?
R. - C’è da specificare che è stato un comune cittadino -
un partigiano di Mubarak, a quanto pare - a fare la denuncia e la procura è stata
quindi obbligata ad aprire un’inchiesta nei confronti di "Tamarod". Sembra che in
questa situazione - comunque - i militari stiano cercando di giocare su più tavoli;
il primo è quello contro i Fratelli Musulmani, il secondo è contro l’ex vice presidente
Baradei e il terzo è quello - che sembra profilarsi adesso - contro il movimento "Tamarod".
Credo che non possano permettersi di giocare su questo terzo tavolo perché è quello
più importante, quello dei ragazzi della rivoluzione. Credo che l’esercito
e la polizia sappiano benissimo che non possono comportarsi come si comportano con
i Fratelli Musulmani. Non credo che attueranno le stesse pratiche che possono utilizzare
contro altri elementi politici.
D. - Quali sono le condizioni per voi giornalisti,
per chi cerca di fare informazione in Egitto in questo momento?
R. - Sono abbastanza
difficili: primo, perché lo Stato egiziano in questo momento sta creando delle difficoltà
per quanto riguarda la concessione degli accrediti stampa ai giornalisti stranieri;
l’intelligence tende a controllare maggiormente le credenziali nonostante le lettere
firmate dalla propria ambasciata. Secondo, per la difficoltà a lavorare in strada:
si può essere continuamente fermati dalla polizia e dalle forze dell’ordine, perché
la percezione che si ha del giornalista straniero in questo momento in Egitto, è quella
di una persona che da una parte è apertamente schierato con la Fratellanza, per cui
è un bugiardo - e diversi giornalisti hanno rischiato il linciaggio in mezzo alle
manifestazioni dei giorni scorsi - dall’altra parte, però, anche la Fratellanza e
altre formazioni pro-Morsi non sono tanto favorevoli nei confronti della stampa quando
il giornalista magari si mette a raccontare o fotografare cose che per loro possono
essere negative. Insomma, non c’è più nessun tipo di garanzia da parte della popolazione
nei confronti dei giornalisti.