2013-08-23 14:18:13

Colloqui in corso per la riunificazione delle famiglie coreane. Denuncia dell'Onu sui campi di tortura nel Nord


Sono ripartiti i colloqui tra Corea del Nord e Corea del Sud sul processo di riunificazione delle famiglie divise dalla guerra degli anni ’50. Gli incontri sono promossi anche dal presidente della Croce Rossa Internazionale, Peter Maurer, in visita nella penisola in questi giorni. La notizia, senz’altro positiva, stride con il recente allarme lanciato dall’Onu sulle carceri speciali di Pyongyang, delle quali la Nord Corea nega l’esistenza, in cui avverrebbero maltrattamenti e torture di ogni genere. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Francesco Sisci, esperto di Estremo Oriente del Sole 24 Ore:RealAudioMP3

R. – Questo credo che sia solo la rivelazione ultima di quello che già si sapeva, cioè che la situazione delle prigioni e della repressione in Corea del Nord va avanti come se non fosse cambiato niente da 50 anni o 60 anni a questa parte. Ci sono cioè situazioni quasi da campi di concentramento nazisti nel Paese, a dispetto di qualunque pressione internazionale e a dispetto dell’evoluzione stessa della situazione mondiale. Detto questo, però, forse dovremmo dire anche qualcos’altro, perché non è tutto negativo. Nelle ultime due settimane c’è stata qualche schiarita con l’arrivo a Pechino del maresciallo Chonk, che è il grande consigliere del presidente Kim Jong-un. Sembra che Pyongyang voglia ritornare a dei colloqui a sei sulla denuclearizzazione.

D. – Tornando alla situazione di questi che sono veri e propri campi di tortura, chi sono le vittime di questa azione altamente lesiva dei diritti umani?

R. – Non c’è bisogno di pensare a dissidenti politici, la soglia del dissenso politico in Corea del Nord è molto bassa. Spesso si tratta di persone che solo accidentalmente sono incorse nelle ire dei potenti di turno.

D. – Una notizia invece positiva viene dalla ripresa dei colloqui tra Seoul e Pyongyang sulla riunificazione delle famiglie coreane divise dalla guerra di Corea...

R. – Sì, questo è un segno positivo e bisognerà vedere le evoluzioni, cosa - credo - estremamente difficile, perché sono tantissime famiglie e sono divisioni che durano decenni.







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