2013-08-22 16:14:18

Save the Children: nel mondo sono 5 milioni i minori vittime della tratta


Dalle giovani prostitute romene ai ragazzini egiziani impiegati nei mercati ortofrutticoli. Sono solo alcuni drammatici ambiti del fenomeno della tratta e dello sfruttamento dei minori di cui offre uno spaccato “I piccoli schiavi invisibili”, dossier su scala europea diffuso da Save the Children Italia. Marco Guerra ne ha parlato con Carlotta Bellini, responsabile dell’area protezione minori dell’organizzazione umanitaria:RealAudioMP3

R. – Da rapporti molto recenti delle Nazioni Unite e anche dell’Unione Europea, emerge che purtroppo la tratta e lo sfruttamento sono fenomeni costanti e, anzi, in aumento; in particolare, l’Organizzazione internazionale per il lavoro dice che sono quasi 21 milioni le persone vittime di lavoro forzato nel mondo. Tra queste, vi sono casi anche di sfruttamento sessuale oltreché lavorativo. Tra le vittime, ben 5 milioni sono minori. L’Unione Europea ha reso note recentemente alcune statistiche relativamente agli anni 2008-2010: pare che nel 2010, le vittime di tratta e sfruttamento siano state 9.500. Ed è un numero in aumento rispetto al 2008. Tra queste vittime, il 15 per cento sono minori. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2010 le vittime identificate della tratta sono state 2.381 ed è il dato più alto tra i Paesi dell’Unione Europea.

D. – Chi sono i minori più esposti a questo fenomeno, a questo dramma?

R. – Per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale, sono soprattutto di nazionalità nigeriana o romena e sono prevalentemente ragazze di un’età compresa tra i 15 e i 17 anni. Gran parte di loro, chiaramente, proviene da contesti di povertà; peraltro, spesso hanno perso i genitori e quindi sono più vulnerabili. Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo, invece, parliamo di minori che provengono prevalentemente dall’Egitto ma, recentemente, vi è anche una presunzione che possano essere sfruttati anche minori cinesi. Un recente rapporto di Eurostat sottolinea che le vittime sono soprattutto comunitarie mentre per quanto riguarda, invece, i Paesi non comunitari parliamo di Cina e Nigeria.

D. – Nel rapporto sostenete che si tratta di un fenomeno di difficile emersione: quindi quale tipo di lotta bisogna intraprendere per contrastarlo?

R. – La cosa più importante, in questo momento, è avviare un piano nazionale contro la tratta e lo sfruttamento, insieme ad un osservatorio che, in Italia, si occupi in modo specifico di questi fenomeni. E’ fondamentale, poi, il lavoro degli operatori sociali: moltissimi di loro, peraltro, coinvolti nella nostra indagine hanno dato un contributo enorme. Infatti, sono loro che sono più vicini alle vittime e sono loro che riescono a raggiungere anche quelle più nascoste … Nel caso di sfruttamento sessuale nel chiuso di appartamenti, ad esempio, gli operatori sociali riescono a raggiungere le vittime, a informarle sulla loro condizione e sulle possibilità di supporto di cui possono usufruire e, dopo un lavoro molto lungo in alcuni casi le minori sono riuscite ad uscire da questo circuito di sfruttamento. E’ necessario, ovviamente, che il lavoro degli operatori sociali sia coordinato con quello delle forze dell’ordine: a loro, infatti, spetta l’identificazione delle vittime. Anche questo lavoro ha dato buoni risultati: molte persone sono state identificate, anche se moltissime rimangono ancora invisibili.







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