Save the Children: nel mondo sono 5 milioni i minori vittime della tratta
Dalle giovani prostitute romene ai ragazzini egiziani impiegati nei mercati ortofrutticoli.
Sono solo alcuni drammatici ambiti del fenomeno della tratta e dello sfruttamento
dei minori di cui offre uno spaccato “I piccoli schiavi invisibili”, dossier su scala
europea diffuso da Save the Children Italia. Marco Guerra ne ha parlato con
Carlotta Bellini, responsabile dell’area protezione minori dell’organizzazione
umanitaria:
R. – Da rapporti
molto recenti delle Nazioni Unite e anche dell’Unione Europea, emerge che purtroppo
la tratta e lo sfruttamento sono fenomeni costanti e, anzi, in aumento; in particolare,
l’Organizzazione internazionale per il lavoro dice che sono quasi 21 milioni le persone
vittime di lavoro forzato nel mondo. Tra queste, vi sono casi anche di sfruttamento
sessuale oltreché lavorativo. Tra le vittime, ben 5 milioni sono minori. L’Unione
Europea ha reso note recentemente alcune statistiche relativamente agli anni 2008-2010:
pare che nel 2010, le vittime di tratta e sfruttamento siano state 9.500. Ed è un
numero in aumento rispetto al 2008. Tra queste vittime, il 15 per cento sono minori.
Per quanto riguarda l’Italia, nel 2010 le vittime identificate della tratta sono state
2.381 ed è il dato più alto tra i Paesi dell’Unione Europea.
D. – Chi sono
i minori più esposti a questo fenomeno, a questo dramma?
R. – Per quanto riguarda
lo sfruttamento sessuale, sono soprattutto di nazionalità nigeriana o romena e sono
prevalentemente ragazze di un’età compresa tra i 15 e i 17 anni. Gran parte di loro,
chiaramente, proviene da contesti di povertà; peraltro, spesso hanno perso i genitori
e quindi sono più vulnerabili. Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo, invece,
parliamo di minori che provengono prevalentemente dall’Egitto ma, recentemente, vi
è anche una presunzione che possano essere sfruttati anche minori cinesi. Un recente
rapporto di Eurostat sottolinea che le vittime sono soprattutto comunitarie mentre
per quanto riguarda, invece, i Paesi non comunitari parliamo di Cina e Nigeria.
D.
– Nel rapporto sostenete che si tratta di un fenomeno di difficile emersione: quindi
quale tipo di lotta bisogna intraprendere per contrastarlo?
R. – La cosa più
importante, in questo momento, è avviare un piano nazionale contro la tratta e lo
sfruttamento, insieme ad un osservatorio che, in Italia, si occupi in modo specifico
di questi fenomeni. E’ fondamentale, poi, il lavoro degli operatori sociali: moltissimi
di loro, peraltro, coinvolti nella nostra indagine hanno dato un contributo enorme.
Infatti, sono loro che sono più vicini alle vittime e sono loro che riescono a raggiungere
anche quelle più nascoste … Nel caso di sfruttamento sessuale nel chiuso di appartamenti,
ad esempio, gli operatori sociali riescono a raggiungere le vittime, a informarle
sulla loro condizione e sulle possibilità di supporto di cui possono usufruire e,
dopo un lavoro molto lungo in alcuni casi le minori sono riuscite ad uscire da questo
circuito di sfruttamento. E’ necessario, ovviamente, che il lavoro degli operatori
sociali sia coordinato con quello delle forze dell’ordine: a loro, infatti, spetta
l’identificazione delle vittime. Anche questo lavoro ha dato buoni risultati: molte
persone sono state identificate, anche se moltissime rimangono ancora invisibili.