Mons. Machado: i cristiani dell'Orissa vivono nella paura, ma la Chiesa lavora per
la riconciliazione
Si sta avvicinando in India il quinto anniversario dell’inizio dei pogrom anticristiani,
scoppiati il 25 agosto del 2008 nel distretto di Kandahamal, nello Stato dell’Orissa.
I morti furono più di 100, migliaia i feriti e gli edifici distrutti. Ma come è la
situazione in questo momento? Debora Donnini lo ha chiesto al vescovo di Vasai
e presidente dell’Ufficio per il dialogo e l’ecumenismo della Conferenza episcopale
indiana, mons. Felix Anthony Machado:
R. - La situazione
è abbastanza buona, nel senso che la Chiesa ha lavorato moltissimo per arrivare ad
una riconciliazione tra il popolo. Prima di tutto, ha lavorato per ricostruire i cuori
della gente; poi ha fatto molto per aiutare la gente che è stata colpita, le persone
che avevano perso le loro proprietà, le case, la gente che è stata sradicata dal suo
Paese. Anche la Caritas ha lavorato molto; poi tanti altri hanno aiutato per ricostruire
materialmente la vita quotidiana della gente.
D. – Dalle notizie che ci sono,
però, i cristiani vivono ancora nella paura…
R. – Sì, è vero perché quello
che è successo è stato un vero trauma. La gente è povera e vive ancora in questa paura,
anche perché questi piccoli gruppi di fondamentalisti incutono ancora paura tra la
gente che così si sente in pericolo.
D. – Questi piccoli gruppi di fondamentalisti
indù cosa fanno?
R. – Nel 2014 ci saranno le elezioni. C’è una campagna elettorale
molto aggressiva da parte di questi fondamentalisti perché vogliono ottenere il potere
politico. Per questo motivo si stanno preparando e stanno diffondendo paura tra la
gente. Dato che noi, la Chiesa, siamo numericamente in minoranza ed in alcuni luoghi
i cristiani sono veramente in minoranza, allora prendono seriamente in considerazione
questa paura perché se è successo una volta, potrà succedere ancora; loro pensano
questo. Per me non è possibile che lo possano fare ancora – e spero che non lo faranno
– ma nessuno può saperlo perché con questa aggressività con la quale fanno la campagna
elettorale per il 2014, la gente ha paura. I cristiani che si trovano nelle città,
in quei luoghi dove il cristianesimo ha una sostanziale maggioranza non sentono questa
paura. Quindi, questo non vale per tutti i cristiani in India. Noi però siamo molto
dispiaciuti perché i nostri fratelli e sorelle più poveri sono trattati così e vivono
in questo dramma della paura.