2013-08-22 07:15:49

India. I cristiani commemorano il quinto anniversario dei pogrom: impuniti gran parte dei responsabili


Tra paura e crescenti misure di sicurezza, la comunità cristiana del distretto del Kandahamal, nello Stato indiano dell’Orissa, si appresta a commemorare il quinto anniversario dell’inizio dei pogrom anticristiani scoppiati il 25 agosto 2008. Tra l’agosto e l’ottobre di quell’anno, dopo l’assassinio di un leader induista locale e di alcuni suoi seguaci ad opera di un gruppo di ribelli maoisti, gruppi di estremisti indù scatenarono una vera e propria caccia al cristiano, con uccisioni, stupri, saccheggi e la distruzione case, chiese e altre strutture. Il bilancio delle violenze fu drammatico: più di 100 morti (56, secondo i dati ufficiali del Governo); migliaia di feriti; 450 villaggi colpiti dai disordini; oltre di 5mila case distrutte; 296 chiese bruciate e 36 fra conventi, istituti e aule religiose demolite. Più di 50mila inoltre i profughi e gli sfollati, di cui una parte non ha più fatto ritorno nel distretto. A cinque anni di distanza gran parte problemi nella regione restano irrisolti: dalla giustizia negata alle vittime, alla lentezza della ricostruzione di case e chiese, all’insicurezza in cui sono ancora costretti a vivere oggi i cristiani della regione. Nonostante la paura di nuove ritorsioni, la comunità cristiana è decisa a commemorare l’anniversario con una serie di iniziative pacifiche. Tra queste – riferisce all’agenzia Ucan il coordinatore padre Ajay Kumar Singh - una marcia pacifica Phulbani alla quale sono attesi anche esponenti della società civile e delle organizzazioni per i diritti umani. Per l’occasione sarà anche presentato un memorandum alle autorità locali per chiedere giustizia e sicurezza per i cristiani. Dati forniti lo scorso mese di maggio all’agenzia Fides dall’attivista cattolico indiano John Dayal danno un quadro chiaro dell’impunità: delle oltre 3mila denunce presentate, neanche la metà sono state accolte dalla polizia e appena 824 si sono concluse con un rinvio a giudizio. Nei processi avviati, 169 casi hanno già visto l'assoluzione di tutti gli imputati che, peraltro, rappresentano solo una piccola parte di quelle effettivamente coinvolte nei massacri. Assoluzioni spesso dovute alle intimidazioni e minacce ai testimoni-chiave. Altri 86 processi hanno visto condanne lievi degli imputati, non per i crimini efferati commessi, ma solo per reati minori, con pene detentive di due o tre anni. In altri 90 casi, le indagini sono ancora in corso, ma più passa il tempo, minori sono le possibilità di raccogliere prove inconfutabili. Una situazione ritenuta inaccettabile anche dalla Corte suprema dell'India che nell’autunno 2012 aveva inviato una nota al governo, alla polizia e agli uffici investigativi dell'Orissa, per chiedere conto dell’alto tasso di assoluzioni nei casi relativi ai pogrom del 2008. (L.Z.)







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