Egitto: nuovi arresti e manifestazioni dopo il fermo del leader dei Fratelli Musulmani
Badie
Nell’Egitto, sconvolto da un durissimo confronto tra Fratellanza Musulmana e militari,
prosegue l’ondata di arresti. Ieri, in tv, è stato mostrato il leader degli islamisti
Badie che dovrà scontare 15 giorni di carcere. In una nota i Fratelli Musulmani hanno
affermato che Badie “continuerà la sua lotta pacifica”. Critiche per l’arresto sono
venute dagli Stati Uniti che oggi decideranno sugli aiuti militari al Cairo. Polemiche
anche per le dichiarazioni del premier turco Erdogan che ha puntato il dito contro
Israele per il suo ruolo nella deposizione di Morsi. Dal Cairo Giuseppe Acconcia:
Potrebbero arrivare
oggi i primi provvedimenti internazionali dopo le violenze negli sgomberi dei sit-in
islamisti del 14 agosto scorso. Per questo è stato convocato per oggi il Consiglio
di sicurezza nazionale negli Stati Uniti. Sul tavolo della riunione c’è la questione
della fine degli aiuti militari all’Egitto pari a 1,3 miliardi di dollari. Al via
oggi anche il Consiglio straordinario dei ministri dell’Unione europea, in cui potrebbero
essere decise sanzioni contro l’Egitto e una nuova missione al Cairo dell’Alto rappresentante
per la politica Estera, Catherine Ashton. Ieri, i sostenitori del deposto presidente
egiziano Mohamed Morsi sono tornati a manifestare nella notte a Giza, Alessandria,
Fayyoum e Helwan, nonostante il coprifuoco. E ora, dopo le violenze, il cammino verso
nuove elezioni prosegue. Mercoledì, dopo un mese di lavoro, gli esponenti della Commissione
tecnica, composta da dieci magistrati ed esperti, presenteranno le proposte di cambiamento
alla Carta fondamentale, sospesa in base alla roadmap stabilita dal presidente ad
interim Adly Mansour. Infine, è stata fissata per il 19 settembre prossimo la prima
udienza del processo all'ex-vice presidente egiziano ad interim. Mohamed El-Baradei
aveva rassegnato le sue dimissioni dopo lo sgombero di Rabaa el-Adaweya per l’uso
eccessivo della forza, ma era subito dopo partito per Vienna, lasciando il Paese.
E
sul significato politico della possibile scarcerazione dell’ex rais Hosni Mubarak
e, contemporaneamente, dell’arresto, da parte del governo militare ad interim, dei
vertici della Fratellanza musulmana, Giancarlo La Vella ha intervistato Ugo
Tramballi, del “Sole 24 Ore”, raggiunto telefonicamente al Cairo:
R. – Intanto,
la notizia viene da una fonte interessata: non è stata confermata da ambienti giudiziari
né politici. Cioè, viene dall’avvocato difensore di Mubarak che potrebbe essere messo
agli arresti domiciliari ma soprattutto in qualche modo riabilitato politicamente:
non nel senso che tornerebbe a fare politica, ma nel senso che gli sarebbero restituiti
gli onori dalla “casta militare” alla quale lui ha sempre appartenuto. I militari
cacciarono Mubarak poco più di due anni fa semplicemente per salvare la possibilità
di tornare al potere e ripristinare, appunto, il vecchio ordine. Naturalmente, la
semplice possibilità che Mubarak possa essere liberato stride con il fatto che, poche
ore dopo, sia stata arrestata la guida spirituale dei Fratelli musulmani, cioè l’unico
leader importante ancora a piede libero nel Paese. Naturalmente, questo crea le premesse
di una ripresa di questo giro senza fine dell’instabilità e della rivolta che chiamiamo,
che definiamo ormai la rivolta di Piazza Tahrir.
D. – C’è qualcosa che la
comunità internazionale può fare?
R. – Mah… gli Stati Uniti, l’Europa, la comunità
internazionale … non possono fare nulla! Io credo che l’elemento più importante delle
cosiddette primavere arabe sia proprio quello che i protagonisti di questa vicenda
– sia in Egitto, sia in Siria, sia in Libano sia, nel suo complesso, in Medio Oriente
– non siamo più noi, le vecchie potenze coloniali: sono i protagonisti locali: sono
la Turchia, l’Iran, l’Arabia Saudita, il Qatar, le stesse forze interne dell’Egitto
e di qualsiasi altro Paese. La nostra capacità di incidere è estremamente limitata,
e questo – dobbiamo ricordarcelo – è una buona notizia, perché per anni abbiamo criticato
il colonialismo, il post-colonialismo … Finalmente, si sta realizzando qualcosa di
concreto, cioè: non siamo più in grado di determinare i destini di questi popoli,
lo determinano loro!
D. – Un confronto, questo in Egitto, che si sta svolgendo
nelle piazze, tra militari e il fronte musulmano. Il fronte laico, invece, che non
ha partecipato al confronto politico, ha qualche responsabilità indiretta in questa
situazione?
R. – L’opposizione è un’opposizione molto, molto divisa, difficilmente
unita perché rappresenta moltissime anime che di fatto – a parte l’inizio di Piazza
Tahrir – non hanno mai fatto nulla, non hanno mai inciso veramente sulle vicende di
questi ultimi anni, ma neanche prima e – ne sono convinto – neanche dopo…