2013-08-21 07:50:56

Egitto: nuovi arresti e manifestazioni dopo il fermo del leader dei Fratelli Musulmani Badie


Nell’Egitto, sconvolto da un durissimo confronto tra Fratellanza Musulmana e militari, prosegue l’ondata di arresti. Ieri, in tv, è stato mostrato il leader degli islamisti Badie che dovrà scontare 15 giorni di carcere. In una nota i Fratelli Musulmani hanno affermato che Badie “continuerà la sua lotta pacifica”. Critiche per l’arresto sono venute dagli Stati Uniti che oggi decideranno sugli aiuti militari al Cairo. Polemiche anche per le dichiarazioni del premier turco Erdogan che ha puntato il dito contro Israele per il suo ruolo nella deposizione di Morsi. Dal Cairo Giuseppe Acconcia:RealAudioMP3

Potrebbero arrivare oggi i primi provvedimenti internazionali dopo le violenze negli sgomberi dei sit-in islamisti del 14 agosto scorso. Per questo è stato convocato per oggi il Consiglio di sicurezza nazionale negli Stati Uniti. Sul tavolo della riunione c’è la questione della fine degli aiuti militari all’Egitto pari a 1,3 miliardi di dollari. Al via oggi anche il Consiglio straordinario dei ministri dell’Unione europea, in cui potrebbero essere decise sanzioni contro l’Egitto e una nuova missione al Cairo dell’Alto rappresentante per la politica Estera, Catherine Ashton. Ieri, i sostenitori del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi sono tornati a manifestare nella notte a Giza, Alessandria, Fayyoum e Helwan, nonostante il coprifuoco. E ora, dopo le violenze, il cammino verso nuove elezioni prosegue. Mercoledì, dopo un mese di lavoro, gli esponenti della Commissione tecnica, composta da dieci magistrati ed esperti, presenteranno le proposte di cambiamento alla Carta fondamentale, sospesa in base alla roadmap stabilita dal presidente ad interim Adly Mansour. Infine, è stata fissata per il 19 settembre prossimo la prima udienza del processo all'ex-vice presidente egiziano ad interim. Mohamed El-Baradei aveva rassegnato le sue dimissioni dopo lo sgombero di Rabaa el-Adaweya per l’uso eccessivo della forza, ma era subito dopo partito per Vienna, lasciando il Paese.


E sul significato politico della possibile scarcerazione dell’ex rais Hosni Mubarak e, contemporaneamente, dell’arresto, da parte del governo militare ad interim, dei vertici della Fratellanza musulmana, Giancarlo La Vella ha intervistato Ugo Tramballi, del “Sole 24 Ore”, raggiunto telefonicamente al Cairo:RealAudioMP3

R. – Intanto, la notizia viene da una fonte interessata: non è stata confermata da ambienti giudiziari né politici. Cioè, viene dall’avvocato difensore di Mubarak che potrebbe essere messo agli arresti domiciliari ma soprattutto in qualche modo riabilitato politicamente: non nel senso che tornerebbe a fare politica, ma nel senso che gli sarebbero restituiti gli onori dalla “casta militare” alla quale lui ha sempre appartenuto. I militari cacciarono Mubarak poco più di due anni fa semplicemente per salvare la possibilità di tornare al potere e ripristinare, appunto, il vecchio ordine. Naturalmente, la semplice possibilità che Mubarak possa essere liberato stride con il fatto che, poche ore dopo, sia stata arrestata la guida spirituale dei Fratelli musulmani, cioè l’unico leader importante ancora a piede libero nel Paese. Naturalmente, questo crea le premesse di una ripresa di questo giro senza fine dell’instabilità e della rivolta che chiamiamo, che definiamo ormai la rivolta di Piazza Tahrir.

D. – C’è qualcosa che la comunità internazionale può fare?

R. – Mah… gli Stati Uniti, l’Europa, la comunità internazionale … non possono fare nulla! Io credo che l’elemento più importante delle cosiddette primavere arabe sia proprio quello che i protagonisti di questa vicenda – sia in Egitto, sia in Siria, sia in Libano sia, nel suo complesso, in Medio Oriente – non siamo più noi, le vecchie potenze coloniali: sono i protagonisti locali: sono la Turchia, l’Iran, l’Arabia Saudita, il Qatar, le stesse forze interne dell’Egitto e di qualsiasi altro Paese. La nostra capacità di incidere è estremamente limitata, e questo – dobbiamo ricordarcelo – è una buona notizia, perché per anni abbiamo criticato il colonialismo, il post-colonialismo … Finalmente, si sta realizzando qualcosa di concreto, cioè: non siamo più in grado di determinare i destini di questi popoli, lo determinano loro!

D. – Un confronto, questo in Egitto, che si sta svolgendo nelle piazze, tra militari e il fronte musulmano. Il fronte laico, invece, che non ha partecipato al confronto politico, ha qualche responsabilità indiretta in questa situazione?

R. – L’opposizione è un’opposizione molto, molto divisa, difficilmente unita perché rappresenta moltissime anime che di fatto – a parte l’inizio di Piazza Tahrir – non hanno mai fatto nulla, non hanno mai inciso veramente sulle vicende di questi ultimi anni, ma neanche prima e – ne sono convinto – neanche dopo…














All the contents on this site are copyrighted ©.