2013-08-20 12:53:23

Il vescovo di Luxor: cristiani minacciati dagli islamisti. La testimonianza di padre Fayez


“Sto piangendo per tutta questa umanità semplice, musulmani e cristiani, che risiede nei villaggi della zona che non ha niente perché le scorte alimentari stanno finendo e la gente ha paura di uscire di casa. Anche chi è benestante non può comprare il cibo perché tutti gli esercizi commerciali sono chiusi. Vorrei recarmi da loro per aiutarli ma non posso perché anch’io sono segregato in casa” dice all’Agenzia Fides mons. Youhannes Zakaria, vescovo copto cattolico di Luxor, che venerdì 16 agosto (il giorno delle manifestazioni indette dai Fratelli Musulmani per protestare per la destituzione del Presidente Morsi) ha subito un tentativo di aggressione. “I manifestanti pro Morsi dopo essere stati cacciati via dal centro di Luxor, sono arrivati sotto il Vescovado gridando “morte ai cristiani”. Per fortuna la polizia è arrivata in tempo a salvarci. Ora polizia ed esercito stanno presidiando la casa con due mezzi blindati” racconta il vescovo. “A Luxor la situazione è critica anche se non come nel Basso Egitto (Minya, Assiut) o al Cairo. Comunque anche qui ci sono stati disordini nel corso dei quali diverse case di cristiani sono state bruciate. Dieci giorni fa, inoltre, in un villaggio qui vicino sono stati uccisi 5 cristiani e un musulmano” dice Mons. Zakaria. “Per motivi di sicurezza abbiamo cancellato le celebrazioni dell’Assunta, che qui si festeggia il 22 agosto e non il 15. Ognuno è chiuso nella propria casa. Io sono rinchiuso nel Vescovado da circa 20 giorni. Le forze di sicurezza mi hanno consigliato di non uscire” aggiunge mons. Zakaria. Secondo il vescovo la campagna contro i cristiani inscenata dai sostenitori della Fratellanza Musulmana nasce dal fatto che “loro pensano che i cristiani siano la causa della caduta di Morsi”. “È vero- aggiunge- che i cristiani hanno partecipato alle dimostrazioni contro Morsi, ma erano 30 milioni gli egiziani, la maggior parte dei quali musulmani, scesi in piazza contro il deposto presidente. Attaccando i cristiani vogliono gettare l’Egitto nel caos”. Mons. Zakaria aggiorna le cifre sulle distruzioni subite dalle diverse confessioni cristiane negli ultimi giorni. “Sono state bruciate più di 80 chiese e diverse scuole cristiane. Ricordo che in Egitto la Chiesa cattolica gestisce da Alessandria fino ad Assuan più di 200 scuole dove alunni cristiani e musulmani siedono gli uni accanto agli altri”. “Faccio mio l’appello di Papa Francesco perché si preghi per la pace in Egitto. Solo con il dialogo e con il rispetto reciproco si potrà uscire da questa drammatica situazione” conclude il presule.

Alla pace e al dialogo fa riferimento anche padre Youannes Samir Fayez Guirguis da poco rientrato dall’Egitto che si unisce alla richiesta di un intervento internazionale forte. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Noi come cristiani, anche se davvero siamo coloro che hanno pagato il prezzo più alto - sono infatti oltre 82 le chiese, i negozi, le scuole distrutte - non abbiamo paura. Mi raccontano sempre anche gli amici in Egitto, che i nostri fratelli, i nostri vicini di casa musulmani, andavano in fretta ad aiutare i cristiani a proteggere le chiese contro questi attacchi da parte dei terroristi.

D. - Una situazione dunque, tuttora, di dialogo e di aiuto reciproco…

R. – Appunto, forse perché prima di quest’anno, la gente pensava che il conflitto fosse tra il governo e i Fratelli Musulmani come comunità; quindi c’era anche un po’ di compassione da parte del popolo egiziano verso questo piccolo gruppo. Invece, poi abbiamo visto davvero la loro voglia di sangue, e ora questo conflitto è mutato ed è diventato tra tutto il popolo egiziano contro questa piccola comunità di fratelli Musulmani che vuole creare o accendere una sedizione. E invece la risposta dei cristiani e dei musulmani è stata qualcosa di completamente diverso.

D. – Quale lpotrebbe essere la strada per uscire da questa situazione e come sostenere le comunità che in Egitto stanno soffrendo?

R. – Prima di tutto bisogna dire che a soffrire in Egitto non sono solo i cristiani ma tutta la gente, invece ciò che si deve fare per uscire da questa situazione è ottenere l’appoggio della Comunità internazionale nella guerra contro il terrorismo: il dialogo richiede prima di tutto il rispetto e questo da parte dei fondamentalisti non c’è.

D. – Dalle notizie che arrivano risulta caos e violenza in tutto il Paese, da Alessandria a Suez a Luxor, come testimonia mons Zakaria. Lei con chi è in contatto e cosa le raccontano?

R. – Io ho contatti al Cairo, ad Alessandria e al Maadi, che è la mia città e tutti dicono che il caos da tre giorni circa sta diminuendo perché la polizia e l’esercito stanno arrestando i capi dei Fratelli musulmani.

D. - In particolare quale può essere secondo lei ora, il contributo della Chiesa cattolica?

R. - Per il momento ad esempio la Chiesa sta cercando di aiutare attraverso un conto corrente creato per sostenere l’economia del Paese. Inoltre, le nostre scuole sono sempre aperte a tutti, veramente a tutti, e questo aiuta anche a formare una persona moderata ed equilibrata, che ama tutti e che può collaborare. Questo è ciò che possiamo fare.








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