Meeting di Rimini. Guarnieri: "Il Papa interprete del grido d'amore dell'umanità"
In pieno svolgimento il Meeting di Rimini sul tema: “Emergenza uomo”. La Messa presieduta
da mons. Lambiasi ed il messaggio di Papa Francesco hanno aperto questo 34.mo appuntamento.
Il Pontefice ha ribadito che il potere teme chi dialoga con Dio perché ciò rende liberi.
Su questo passaggio ascoltiamo al microfono dell’inviato Luca Collodi, Emilia
Guarnieri, presidente della Fondazione del Meeting per l'Amicizia tra i Popoli:
R. – Sicuramente
è una frase molto forte, una frase che ci ha commosso. Proprio da questo Meeting stiamo
lanciando un appello contro la persecuzione dei cristiani. In qualche modo facciamo
riecheggiare quello che il Santo Padre ha detto, cioè che la presenza dei cristiani
è comunque un antidoto contro il potere; proprio perché i cristiani, gli uomini che
credono di avere un rapporto con il “Mistero” - come dice il Santo Padre - sono una
realtà irriducibile.
D. – Le parole del Papa non vi fanno sentire più responsabili
come laicato impegnato all’interno della Chiesa?
R. – Certo. Il Papa, parlando
della Chiesa, ci dice che responsabilità abbiamo e ne abbiamo sicuramente! Io credo
che ce ne stiamo rendendo conto, la storia ce ne fa rendere conto, ed è quello che
il Papa ha detto in questo messaggio e ci sta ripetendo in questi mesi: “Il mondo
ha proprio bisogno di un tessuto di umanità nuova”. Questo amore di cui il Papa parla
di continuo, questo bisogno di accoglienza, di andare incontro a tutti, è come se
il Papa si facesse interprete del grido di un’umanità che ha bisogno di amore. Ma
c’è bisogno di incontrare un umano diverso, un umano che ama prima, che ama a prescindere
da come è l’altro, che ama solo perché l’altro esiste. Questa è la testimonianza a
cui credo i cristiani siano chiamati e questa è anche la testimonianza che proviamo
a dare in qualche modo con l’esperienza del Meeting.
D. – Ieri, nella giornata
inaugurale, il saluto videoregistrato del presidente della Repubblica Napolitano che
ha sottolineato il contributo della Chiesa nella vita spirituale e sociale dell’Italia
e dell’Europa…
R. – “Bisognerebbe essere ciechi per non accorgersene” ha detto
il presidente. Questo è molto bello, ci ha riempito ovviamente di gioia e riecheggia
questa sensibilità alta che il presidente Napolitano ha nei confronti - da una parte
- di tutto ciò che rappresenta una risorsa positiva per il nostro Paese ed in generale
per il mondo e - dall’altra parte - credo che esprima anche una stima nei confronti
delle esperienze religiose ed in particolare delle esperienze della Chiesa. Inoltre,
il suo rapporto con Benedetto XVI credo che sia stato un fatto storico, grande e che
ha lasciato un segno. Qui al Meeting stiamo presentando un libro con i discorsi politico-giuridici
di Benedetto XVI ed i curatori hanno chiesto proprio al presidente Napolitano un’introduzione.