Vincere indifferenza, egoismo e ingiustizia: 110 anni fa nasceva Raoul Follereau,
apostolo dei lebbrosi
Oggi ricorre il 110.mo anniversario dalla nascita di Raoul Follereau, giornalista
cattolico francese e apostolo dei lebbrosi, che portò tra l’altro all’istituzione
della Giornata mondiale dei malati di Lebbra, giunta quest’anno alla 60.ma edizione.
Follereau cambiò la sua vita durante un safari in Africa nel 1935, quando s’imbattè
in un gruppo di lebbrosi piagati e affamati. Sconvolto da quell’incontro, cominciò
a girare il mondo accompagnato dalla moglie Madeleine per raccogliere fondi per questa
causa. Così ricorda i due coniugi Yvon Pinson, primo presidente del Movimento
per la Canonizzazione di Raoul e Madeleine Follereau, al microfono di Elisa Sartarelli:
R. - Les lépreux
appelaient Raoul e Madeleine "papa Raoul” e “maman Madeleine”… I malati di lebbra
li chiamavano “papà Raoul” e “mamma Madeleine”, come se per i malati fossero un padre
e una madre spirituali. E Raul e Madeleine insieme hanno abbracciato i lebbrosi vincendo
la paura del contagio. Dissero: “No, il rischio di contagio è minimo: si possono abbracciare
i malati di lebbra, e considerarli come malati ordinari e curarli allo stesso modo”.
Oggi, curiamo i lebbrosi fino alla completa guarigione.
D. - Follereau ha
detto che ci sono tre tipi lebbra: l’indifferenza, l’egoismo e l’ingiustizia …
R.
- …e poi ci sono anche la vigliaccheria e la povertà. Lui diceva “le lebbre”, cioè
le conseguenze del peccato degli uomini: quei mali ancora non sono guariti. C’è bisogno
di tanti “Follereau” che si impegnino, che facciano sentire la loro voce, che tocchino
il cuore delle persone, affinché gli uomini cambino attitudine, aiutino i poveri e
seguano l’esempio di Cristo; per avvicinarsi, essere come il Buon Samaritano, colui
che si avvicina al malato, che non ha paura di andarli a trovare. Questo hanno fatto
i Follereau. Oggi, tutte le lebbre sono le conseguenze del peccato: che Follereau
ci dia il coraggio di andare ovunque ci sia il peccato per portare la fraternità.