Meeting di Rimini sul tema dell'emergenza uomo: la riflessione di Emilia Guarnieri
Al via oggi a Rimini la 34.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli sul
tema “Emergenza uomo”. Ad inaugurare l’evento, organizzato da Comunione e Liberazione,
la Messa celebrata dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi. Al microfono di
Luca Collodi, Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione del Meeting
per l'Amicizia tra i Popoli:
R. – Il Meeting
lancia questo grido che è “Emergenza uomo” con il quale vogliamo dire che in questa
situazione nazionale e drammaticamente, tragicamente, internazionale di crisi, la
questione, il punto è ridare dignità all’uomo, ridare identità all’uomo; rendersi
conto che ciò che può muovere la storia in maniera diversa è l’uomo, il suo desiderio,
la sua capacità di libertà e di giudizio sulla realtà. Anche tutte le vicende internazionali
credo che rimandino in maniera drammatica a questo.
D. – Il Meeting, negli
ultimi mesi, ha guardato con grande interesse all’Egitto. Tra l’altro, il vice presidente
del Meeting del Cairo sarà presente all’edizione del Meeting di quest’anno …
R.
– E’ una consapevolezza di un popolo che ha lottato per la sua libertà, a cui oggi
forse è difficile togliere questo anelito e questa esperienza di libertà. Tra l’altro,
questo è quello che il vice presidente del Meeting del Cairo continuamente ci ripete:
è un popolo che ormai ha assaporato l’esperienza della libertà e che sarà difficile
far tornare indietro rispetto a questa esperienza. Anche se questo dovesse costare
tanto sangue e purtroppo il sangue è quello che oggi stiamo vedendo.
D. – Il
Meeting si caratterizza tantissimo per le testimonianze di persone che arrivano da
culture e Paesi diversi. Ce la farà in questo quadro di crisi nazionale e internazionale
a far capire che forse l’uomo deve cambiare mentalità, deve guardare al mondo in un
altro modo? Forse deve guardare dentro se stesso per trovare la forza per costruire
un mondo nuovo?
R. – Ciò che può mettere ordine è ritrovare veramente la natura
dell’uomo, perché nel momento in cui si ritrova l’uomo come cuore, come desiderio,
si ritrova un uomo che è uguale tutti gli altri uomini: infatti, è su questo punto
essenziale e fondante che in questi 33 anni noi siamo diventati amici dei musulmani,
degli ortodossi, degli anglicani, di uomini di fedi e di culture diverse, di tantissimi
laici, anche, che comunque nel momento in cui vengono al Meeting esprimono questo
anelito alla verità e al bene. Il Meeting vuole, anche quest’anno, riaffermare questo:
c’è un punto su cui gli uomini possono diventare amici e questa è l’identità dell’uomo.
D.
– Questa edizione del Meeting è la prima sotto il pontificato di Papa Francesco …
R.
– Sì, questa è la prima. E abbiamo cercato in questi mesi di ascoltare Papa Francesco
e abbiamo sentito anche, in maniera molto consolante, riecheggiare tantissime volte
in Papa Francesco questo tema dell’uomo, dell’emergenza-uomo, dell’esigenza di ritrovare
l’identità dell’uomo, una cultura dell’incontro, una cultura del dialogo, l’apertura
di frontiere, le periferie dell’esistenza … Il cuore di continuo si allarga, ascoltando
Papa Francesco, e soprattutto guardando come Papa Francesco guarda agli uomini e come
guarda ai popoli.