I vescovi boliviani: no alla depenalizzazione dell’aborto
No alla depenalizzazione dell’aborto e sì alla promozione del diritto alla vita: è
quanto scrive la Conferenza episcopale boliviana in un documento consegnato ieri al
Tribunale Costituzionale. Come annunciato in precedenza, la Chiesa di La Paz è intervenuta
in qualità di “amicus curiae”- ovvero non come parte in causa, ma come chiunque offra
volontariamente informazioni su un aspetto della legge per aiutare il Tribunale a
decidere nell’ambito del dibattito pubblico seguito alla proposta presentata dalla
deputata Patricia Mancilla, insieme con l’ong statunitense Ipas. Nella proposta si
chiede la dichiarazione d’incostituzionalità di 13 articoli del Codice penale, così
da depenalizzare l’aborto. “Non esiste alcun argomento reale – scrivono invece i vescovi
– che dimostri l’incostituzionalità degli articoli in questione. Al contrario, tanto
la normativa nazionale che quella internazionale manifestano la chiara volontà di
proteggere la vita, senza distinzioni”. Ribadendo quindi “il diritto umano alla vita
che tutte le persone, nessuna esclusa, hanno per il solo fatto di essere state concepite”,
la Conferenza episcopale boliviana sottolinea che “nessuno dei Paesi che ha depenalizzato
o legalizzato l’aborto ha visto diminuire il tasso di mortalità materna”. Infine,
la Chiesa di La Paz afferma, “con assoluta certezza, che la vita ha inizio dal momento
del concepimento” e quindi “sia dal punto di vista medico-scientifico, culturale,
familiare, giuridico-legale, socio-politico, sia alla luce della fede cattolica, non
esiste motivo che giustifichi l’assassinio di un essere umano, a maggior ragione quando
esso è indifeso e non può far valere i suoi diritti”. Ed è per questo, si conclude
nel documento, che “la Chiesa cattolica manifesta la sua sacra vocazione a promuovere
la vita umana, nell’accettazione piena e responsabile del diritto ad essa”. (I.P.)