2013-08-17 16:38:06

I vescovi australiani: migranti, persone con diritti inalienabili


I migranti e i rifugiati rappresentano una questione etica e non meramente economica o di sicurezza nazionale: scrive così la Conferenza episcopale australiana nel messaggio redatto in vista della Settimana nazionale per i migranti e i rifugiati. L’evento, in programma dal 19 al 25 agosto, ha come tema "Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza", scelto dall’allora Papa Benedetto XVI per 99.ma la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata il 13 gennaio scorso. Nel messaggio della Chiesa di Sydney, a firma di mons. Gerard Hanna, delegato episcopale alla Pastorale delle migrazioni, si legge: “È dovere della comunità cattolica innalzare il livello di discussione su migranti e rifugiati, allontanandolo dal dibattito meramente economico o legato alla sicurezza nazionale, per puntare invece alla dimensione etica, al bene della persona ed ai suoi diritti inalienabili”. “Il rispetto dovuto ai migranti ed ai rifugiati – continua il messaggio – comporta gravi responsabilità” ed è per questo che “i singoli individui, le parrocchie e tutti gli enti cattolici devono avviare programmi di sensibilizzazione, così da rendere note le cause delle migrazioni”. Ribadendo, poi, la necessità di “risposte efficaci” da parte delle autorità, sia locali che nazionali, mons. Hanna sottolinea che “la Chiesa non deve dimenticare la dimensione religiosa dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, poiché essa è fondamentale nella vita di ciascuno”. Non solo: “in molti casi –evidenziano i presuli - i migranti che arrivano nei Paesi d’accoglienza provengono da comunità cattoliche giovani ed attive ed alcuni di essi, in patria, sono stati catechisti”. Per questo, mons. Hanna invita a far sì che i migranti “possano condividere con gli altri fedeli la ricchezza dalla propria fede”. Guardando, poi, alle motivazioni che spingono le popolazioni a migrare – guerre, povertà, disoccupazione, carestia, epidemie, oppressione – la Chiesa australiana indica due soluzioni: la prima implica “il delegare le responsabilità ai governi ed alle organizzazioni internazionali” e ciò comporta “la necessità di una maggiore cooperazione tra i Paesi d’origine dei migranti e i Paesi d’accoglienza”. Una collaborazione, afferma mons. Hanna, possibile solo se “la dignità della persona umana, con i diritti inalienabili che ne derivano, viene considerata un valore prioritario non negoziabile sia nei luoghi originari dei migranti che nelle nazioni che li ospitano”. Allo stesso modo, “il diritto fondamentale a richiedere asilo non deve essere mai negato a persone che temono per la propria vita, né esse dovrebbero essere incarcerate”. La seconda soluzione presentata dalla Conferenza episcopale australiana implica, invece, una domanda nel cuore di ogni fedele: “Cosa posso fare io?”. In questo modo, spiegano i vescovi, ci si può mettere nei panni dei migranti e comprendere meglio le loro difficoltà, ma anche le loro speranze. “Riflettere sulle migrazioni intese come un pellegrinaggio – si legge ancora nel messaggio – vuol dire raggiungere la consapevolezza che migranti e rifugiati lasciano le loro case con fede e speranza”. E in questo Anno della fede, conclude la Chiesa australiana, bisogna pregare affinché “fede e speranza possano ispirare le comunità cattoliche a vivere unite ed in comunione con i migranti”. (I.P.)







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