2013-08-17 15:58:28

Continuano gli sbarchi in Sicilia. La Caritas di Noto: la nostra vocazione è l'accoglienza


Nuovi sbarchi sulle coste siciliane: un barcone con oltre 250 persone a bordo, in maggioranza eritrei, è arrivato a Portopalo di Capo Passero, nel siracusano. Tra loro donne e bambini, tutti in buone condizioni fisiche. Il servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

Somalia ed Eritrea, da lì arrivano la maggior parte delle persone giunte nelle ultime ore in Sicilia, tra loro, forse, anche egiziani. Il barcone è stato intercettato nella notte a circa 55 miglia a sud di Capo Passero. Per ora si trovano tutti nello spazio esterno dell’ex mercato ittico, a Portopalo, sul molo, dopo la prima assistenza e l’identificazione saranno trasferiti in centri di accoglienza. “I migranti sono in discrete condizioni” ha precisato il sindaco di Portopalo, Michele Taccone:

R. – Non faremo mancare mai l’assistenza a queste persone. Sicuramente le forze, è ovvio, vanno a scemare. Le belle parole che riceviamo dal presidente della Repubblica, così come anche dalle altre forze politiche e da chi ha responsabilità, ci riempiono di gioia e ci danno la forza di reagire, ma sicuramente è necessario un raccordo tra tutte le forze, è necessaria una concentrazione di tutte le risorse, così come anche di un intervento, perché da soli – tra forze di polizia e volontariato – secondo me, non si può riuscire a dare dei risultati in una situazione che può precipitare.

D. – Che cosa intende, esattamente?

R. – E’ una sensazione, perché abbiamo il sentore che sia da parte della zona libica, e adesso anche per quello che sta accadendo in Egitto, si possa andare oltre le normali attività, che quindi si possano prevedere esodi di massa.

D. – Lei ha detto: “Le forze vengono a mancare”, parla di forze concrete, materiali, o parla anche della sopportazione della popolazione?

R. – No, no, il problema, qua sul territorio, della sopportazione non esiste, perché noi siamo un paese abituato ad accogliere, un paese che ha dimostrato nel corso degli anni, e non soltanto in brevi situazioni, di essere disponibile. A me, come amministrazione, vengono a mancare le risorse finanziarie per far fronte a questa emergenza, così come anche da parte del volontariato che noi utilizziamo in misura maggiore. Però, abbiamo bisogno – e questo è il grido che ho lanciato più di un mese fa al governo nazionale e al governo regionale – di quelle piccole cose che ci servono per sopperire alle difficoltà organizzative: perché parliamo di bambini, di donne, di persone che hanno necessità e bisogni. Non sono soprammobili che possiamo spostare o gestire secondo convenienza, a seconda se siamo o meno organizzati. Dobbiamo garantire il minimo dell’accoglienza, ma con servizi efficaci.

Il giorno dell'Assunta 160 persone erano sbarcate in zona, sulla spiaggia di Morghella-Pachino, soccorsi dai bagnanti che li avevano aiutati a raggiungere la riva. Immagini di grande solidarietà che “fanno onore all’Italia” ha sottolineato ieri il presidente Napolitano in una nota. Maurilio Assenza, direttore della Caritas diocesana di Noto che include Pachino:

R. – La nostra vocazione non è quella di respingere ma è quella di accogliere, è nell’emergenza che si vede chi siamo veramente. In qualche sbarco precedente ci sono stati momenti di “impressione”: da una parte si vedevano i bagnanti, come è stato a Catania, e dall’altra i morti sulla spiaggia. Qui c’è un riscatto del nostro Paese con questi bagnanti che hanno interrotto per un attimo la loro vacanza ed hanno accolto i rifugiati. È significativo che questo sia accaduto nel giorno dell’Assunta e sia accaduto in questa area del Mediterraneo che, come diceva Giorgio La Pira, deve diventare un “mare di pace”. Le parole del presidente Giorgio Napolitano esprimono un riconoscimento, ma anche una “chiamata”. L’impegno continuerà.

D. – Sono tantissime le persone che arrivano. Come le assistete, cosa chiedete e cosa vi occorre?

R. – Quella di Pachino è stata un’accoglienza immediata. Poi c’è stato il trasferimento al Centro Umberto I, di Siracusa e lì c’è stato anche un appello del prefetto, soprattutto per aiuti di carattere medico, perché oltre al cibo ed ai vestiti che servono subito, c’è bisogno anche di cure sanitarie. A Portopalo c’è stata invece la presa in carico da parte della parrocchia e del comune, soprattutto dei minori non accompagnati. L’impegno più ordinario però è quello che riguarda la presenza degli immigrati che restano con noi e che devono diventare cittadini, parte della nostra comunità, c’è un impegno quotidiano per cercare loro una casa, un lavoro e perché sia riconosciuta loro la cittadinanza. Per cui c’è l’emergenza e c’è la vita ordinaria, ma anche il tentativo di unire questi due momenti e di farli diventare un segno dei tempi per noi cristiani. Dobbiamo imparare a vivere con umanità, a misura di famiglia umana. La guerra in Siria e quello che sta accadendo in Egitto non ci è estraneo, e questi sono i volti che devono diventare volti privilegiati, le persone privilegiate per noi cristiani.

D. – Quello che è accaduto il giorno dell’Assunta, a Pachino, e l’impegno che voi testimoniate ogni giorno a sostegno di queste persone, che messaggio devono essere per l’Italia tutta, anche per quella parte che ancora una volta non ha mancato di polemizzare sull’accoglienza?

R. – Per chi polemizza il messaggio è in questi termini: cosa e chi vogliamo essere! Quella parte di Italia che polemizza dimostra ignoranza, mancanza di memoria storica e dimostra anche “disumanità”. Questo però fa risaltare che la vera questione è restare umani, che la sfida in gioco non è soltanto l’assistenza immediata ma è quella di capire chi vogliamo essere. Capire e ricordarsi che il nostro Paese è stato un Paese di emigranti, e che ora è chiamato a vivere una sfida di civiltà nelle coordinate della costituzione per tutti. Per quanto riguarda i cristiani certamente c’è una grave incompatibilità tra il Vangelo e qualsiasi forma di razzismo implicito. Il Vangelo, l’ha detto il Papa a Lampedusa, ci fa sentire partecipi e ci fa interrogare se abbiamo fatto abbastanza e ci chiede di fare di più.







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