E’ la giornata della collera in Egitto, indetta dai Fratelli Musulmani. Dopo le violenze
dei giorni scorsi si teme un nuovo bagno di sangue in questo venerdì di preghiera.
Intanto si moltiplicano le prese di posizione della comunità internazionale. Ce ne
parla Benedetta Capelli:
Sono 28 le marce
convocate oggi dalla Fratellanza Musulmana, tutte dirette verso piazza Ramses e dopo
la preghiera del venerdì nelle moschee. E’ un clima di tensione fortissimo nel Paese
diviso ormai in due fronti. I militari hanno rafforzato le posizioni soprattutto nell'area
di piazza Tahrir e nei pressi dei ponti sul Nilo. Il governo ha autorizzato la polizia
all'uso della forza, quindi anche a sparare sulla folla. “Resisteremo in modo pacifico”:
ha dichiarato la Guida Suprema dei Fratelli Musulmani, Mohammed Badie. Intanto cresce
il bilancio dei morti, secondo le ultime stime ufficiali le vittime sarebbero 623,
oltre 40 dei quali poliziotti. I feriti almeno 3.500. I Fratelli musulmani parlano
di 4.500 persone rimaste uccise durante le violenze. A impressionare la fila di cadaveri
avvolti in un lenzuolo bianco e collocati all’interno delle moschee. Si muove la
diplomazia internazionale, stamani telefonata tra la cancelliera tedesca Merkel e
il presidente francese Hollande, entrambi preoccupati per lo scoppio di una vera e
propria guerra civile. Nel pomeriggio altro colloquio Hollande- Cameron. Ieri l’Onu
ha fatto appello per la fine delle violenze mentre polemiche hanno suscitato le parole
di Obama che aveva esortato le autorità egiziane a rispettare i diritti dei manifestanti.
A rispondergli il presidente egiziano Mansour: le dichiarazioni possono rafforzare
i gruppi armati violenti e incoraggiarli nel loro percorso anti-democratico.