Mons. Tonucci: l'Assunzione di Maria completa il mistero dell'Incarnazione e mostra
il nostro futuro
Per una riflessione sul significato dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, Rosario
Tronnolone ha intervistato mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo prelato
di Loreto e delegato Pontificio del Santuario della “Santa Casa”:
R. – E’ una
festa che, più di ogni altra, diventa una vera e propria festa, perché è quella che
completa in qualche modo il mistero dell’Incarnazione e ci fa capire come l’Incarnazione
di Cristo sia qualcosa che ci tocca tutti e che ci tocca fino alla fine della vita.
In qualche modo, l’Assunzione di Maria ci dice: “Guarda! Questo è quello che aspetta
anche te, quindi, senti la gioia di poter un giorno unirti con Dio Padre, con tuo
Fratello Gesù e con tua Madre Maria”.
D. – La Casa di Maria è stata anche
detta la “Casa del sì”. Quel “sì” pronunciato da Maria una volta nella storia è un
“sì” che in qualche modo racchiude il “sì” e tutti i “sì” cui siamo chiamati noi...
R.
– Sì, questo nome della “Casa del sì” è stato ripetuto tante volte da Papa Giovanni
Paolo II e da Papa Benedetto. E’ commovente pensare che quel Santuario, che un tempo
poteva sembrare solo un punto di riferimento di anime devote, sia stato invece dedicato
con attenzione particolare ai giovani da Giovanni Paolo II, e poi confermato da Papa
Benedetto, proprio con questo richiamo: è il luogo in cui una giovane ragazza ha detto
“sì” al Signore, un sì che ha confermato con tutta la sua vita. Ed è quindi il luogo
in cui ogni giovane, ma direi ogni persona, ogni cristiano, può rinnovare il suo “sì”
ad una chiamata che dobbiamo scoprire. E’ la bellezza di questo messaggio, che è qualcosa
di eterno, non legato a momenti particolari della nostra vita, ma alla nostra immediata
adesione a Dio.
D. – L’Assunzione di Maria ci porta anche a riflettere sul
corpo, perché Maria è stata assunta in Cielo nel suo corpo purissimo. Di corpo si
parla molto oggi e spesso se ne parla però in termini di mercificazione...
R.
– E’ una tristezza che il corpo sia soltanto visto come una grossa mercanzia e considerato
come qualcosa che può essere allettante, ma fondamentalmente qualcosa di negativo.
Si perde completamente la sensazione di quello che è invece alla base della nostra
fede cristiana, cioè che il corpo diventa l’elemento della nostra salvezza. Cristo
ha avuto bisogno di un corpo per diventare vulnerabile come noi, quindi soffrire,
vivere le nostre emozioni e soffrire la passione per la nostra salvezza. La festa
dell’Assunta è proprio il momento per ripensare a questa realtà e quindi cercare di
vivere la dignità del nostro corpo nel modo migliore.