2013-08-13 07:49:54

"Chi ha sete, venga a me": a Riccione, la missione di evangelizzazione in spiaggia


E' iniziata la missione di evangelizzazione sulle spiagge di Riccione sul tema: “Chi ha sete venga a me”. Un'iniziativa nata dieci anni fa. Saranno circa 100 i giovani chiamati a portare un messaggio di gioia e speranza nei luoghi di divertimento e di “sballo”. Ogni giorno, fino al 18 agosto, l’appuntamento in spiaggia poi la Messa e “La luce nella notte”: l’adorazione eucaristica per vivere in modo intenso l’incontro con Dio. Benedetta Capelli ha chiesto un bilancio di questa missione decennale a don Giacomo Pavanello della comunità “Nuovi Orizzonti”:RealAudioMP3

R. - In dieci anni sappiamo che circa settecento persone tra laici, religiosi, religiose, sacerdoti e seminaristi sono passati per Riccione come missionari. Quindi, sono un patrimonio inestimabile per tutte le diocesi italiane ed anche per alcune diocesi estere, perché queste persone formate alla scuola dell’evangelizzazione in strada - e di strada -, sono tornate nelle proprie diocesi con un bagaglio ricco di esperienze per innervare di novità la pastorale ordinaria; questo è il primo dato. Come secondo dato, possiamo ricordare le migliaia di conversioni di persone che hanno ritrovato un senso di vivere, oppure, nei casi più drammatici, hanno trovato una via d’uscita ad alcune situazioni drammatiche dentro le quali erano finite.

D. - Che cos’ha di speciale questa missione e soprattutto quali sono i momenti salienti?

R. - Come tratto speciale e caratteristico è una missione di Chiesa, perché è realizzata da diverse realtà che lavorano insieme per il Regno di Dio. La comunità pastorale di Riccione mare - le parrocchie presenti nel territorio di Riccione -, la realtà del Punto giovane di Riccione - una realtà aggregativa giovanile -, la comunità "Nuovi Orizzonti" - con i Cavalieri della Luce che ne fanno parte - e la comunità delle "Sentinelle del Mattino di Pasqua" con sede a Firenze. Ed è bello perché sperimentiamo ormai da anni l’unità nella diversità dei carismi per un unico obiettivo. Con dei momenti specifici, avremo la Messa del 14 sera celebrata da mons. Lambiasi, vescovo di Rimini, che ci darà il mandato missionario e dal giorno successivo cominceremo ad essere presenti dal pomeriggio nelle spiagge con l’animazione.

D. - In spiaggia, come riuscite a vincere la diffidenza di molte persone?

R. - Con la spontaneità e con il tratto dell’ascolto perché oggi a questo mondo tutti hanno qualcosa da dirti e mai nessuno ti ascolta. Invece per noi è fondamentale andare da queste persone con l’atteggiamento interiore dell’ascolto. L’altro atteggiamento è quello della gratuità, perché anche in tal senso oggi è difficile trovare qualcuno che gratuitamente abbia qualcosa da darti, come ad esempio, del tempo. E invece il nostro desiderio è proprio quello - e anche lo sforzo per cui si fa una bella formazione - di andare con questi atteggiamenti: ascolto, accoglienza, gratuità. E la gente percepisce che non siamo lì per vendere qualcosa, per ottenere qualcosa, ma siamo semplicemente lì per regalare qualcosa per condividere un’esperienza grande.

D. - Chi sono questi giovani missionari che concretamente poi vanno in spiaggia e che quindi si spendono per queste iniziative?

R. - Sono ragazzi che vengono da tutta Italia; abbiamo anche una presenza dall’estero, e hanno dai 18 ai 35 anni. Provengono dai passati più differenti: abbiamo qualche sacerdote, dei seminaristi; abbiamo soprattutto laici che vengono da una vita a volte troppo normale nella quale mancava un “senso” grande che poi è stato trovato in Cristo. Abbiamo anche persone che vengono da un passato pesante, persone che appartenevano al "popolo della notte", o a quei gironi infernali di droga e altre devianze gravi che, grazie all'incontro con la fede, hanno fatto quel salto di qualità che ha significato la salvezza non solo dell’anima ma anche fisica. C’è molta sete di fede, c’è molto bisogno di scendere in campo, di darsi da fare per portare l’annuncio agli estremi confini, in quelle periferie esistenziali che il Papa ha più e più volte ci ha ricordato. A Riccione ne troviamo un bel po’.







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