"Chi ha sete, venga a me": a Riccione, la missione di evangelizzazione in spiaggia
E' iniziata la missione di evangelizzazione sulle spiagge di Riccione sul tema: “Chi
ha sete venga a me”. Un'iniziativa nata dieci anni fa. Saranno circa 100 i giovani
chiamati a portare un messaggio di gioia e speranza nei luoghi di divertimento e di
“sballo”. Ogni giorno, fino al 18 agosto, l’appuntamento in spiaggia poi la Messa
e “La luce nella notte”: l’adorazione eucaristica per vivere in modo intenso l’incontro
con Dio. Benedetta Capelli ha chiesto un bilancio di questa missione decennale
a don Giacomo Pavanello della comunità “Nuovi Orizzonti”:
R. - In dieci
anni sappiamo che circa settecento persone tra laici, religiosi, religiose, sacerdoti
e seminaristi sono passati per Riccione come missionari. Quindi, sono un patrimonio
inestimabile per tutte le diocesi italiane ed anche per alcune diocesi estere, perché
queste persone formate alla scuola dell’evangelizzazione in strada - e di strada -,
sono tornate nelle proprie diocesi con un bagaglio ricco di esperienze per innervare
di novità la pastorale ordinaria; questo è il primo dato. Come secondo dato, possiamo
ricordare le migliaia di conversioni di persone che hanno ritrovato un senso di vivere,
oppure, nei casi più drammatici, hanno trovato una via d’uscita ad alcune situazioni
drammatiche dentro le quali erano finite.
D. - Che cos’ha di speciale questa
missione e soprattutto quali sono i momenti salienti?
R. - Come tratto speciale
e caratteristico è una missione di Chiesa, perché è realizzata da diverse realtà che
lavorano insieme per il Regno di Dio. La comunità pastorale di Riccione mare - le
parrocchie presenti nel territorio di Riccione -, la realtà del Punto giovane di Riccione
- una realtà aggregativa giovanile -, la comunità "Nuovi Orizzonti" - con i Cavalieri
della Luce che ne fanno parte - e la comunità delle "Sentinelle del Mattino di Pasqua"
con sede a Firenze. Ed è bello perché sperimentiamo ormai da anni l’unità nella diversità
dei carismi per un unico obiettivo. Con dei momenti specifici, avremo la Messa del
14 sera celebrata da mons. Lambiasi, vescovo di Rimini, che ci darà il mandato missionario
e dal giorno successivo cominceremo ad essere presenti dal pomeriggio nelle spiagge
con l’animazione.
D. - In spiaggia, come riuscite a vincere la diffidenza di
molte persone?
R. - Con la spontaneità e con il tratto dell’ascolto perché
oggi a questo mondo tutti hanno qualcosa da dirti e mai nessuno ti ascolta. Invece
per noi è fondamentale andare da queste persone con l’atteggiamento interiore dell’ascolto.
L’altro atteggiamento è quello della gratuità, perché anche in tal senso oggi è difficile
trovare qualcuno che gratuitamente abbia qualcosa da darti, come ad esempio, del tempo.
E invece il nostro desiderio è proprio quello - e anche lo sforzo per cui si fa una
bella formazione - di andare con questi atteggiamenti: ascolto, accoglienza, gratuità.
E la gente percepisce che non siamo lì per vendere qualcosa, per ottenere qualcosa,
ma siamo semplicemente lì per regalare qualcosa per condividere un’esperienza grande.
D.
- Chi sono questi giovani missionari che concretamente poi vanno in spiaggia e che
quindi si spendono per queste iniziative?
R. - Sono ragazzi che vengono da
tutta Italia; abbiamo anche una presenza dall’estero, e hanno dai 18 ai 35 anni. Provengono
dai passati più differenti: abbiamo qualche sacerdote, dei seminaristi; abbiamo soprattutto
laici che vengono da una vita a volte troppo normale nella quale mancava un “senso”
grande che poi è stato trovato in Cristo. Abbiamo anche persone che vengono da un
passato pesante, persone che appartenevano al "popolo della notte", o a quei gironi
infernali di droga e altre devianze gravi che, grazie all'incontro con la fede, hanno
fatto quel salto di qualità che ha significato la salvezza non solo dell’anima ma
anche fisica. C’è molta sete di fede, c’è molto bisogno di scendere in campo, di darsi
da fare per portare l’annuncio agli estremi confini, in quelle periferie esistenziali
che il Papa ha più e più volte ci ha ricordato. A Riccione ne troviamo un bel po’.