Debito pubblico record in Italia, spread ai minimi da due anni. Quadrio Curzio: governo
vada avanti
Il debito pubblico in Italia fa segnare un novo record negativo: a giugno è aumentato
di 0,6 miliardi, raggiungendo i 2.075 miliardi. Secondo Bankitalia, le entrate tributarie
sono tuttavia in aumento del 21,5% rispetto al 2012, pari a 46,3 miliardi. L’incremento
del debito nei primi sei mesi riflette il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche
e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro. La buona notizia è che lo "spread",
il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è sceso a 247 punti
base, segnando i minimi da due anni a questa parte, con un tasso sul decennale sceso
al 4,17%. Ne parla l’economista Alberto Quadrio Curzio al microfono di Elisa
Sartarelli:
R. – La notizia
è certamente rassicurante, anche perché in questo momento la situazione politica italiana
continua ad essere piuttosto turbolenta. Io penso che i conti pubblici italiani siano
in ordine, malgrado il nostro alto debito pubblico. Mi auguro si possa avere un ulteriore
miglioramento sul tasso dei nostri decennali, che presto possa andare sotto il 4 per
cento, e questa sarebbe veramente una soglia, non solo psicologica, di grande rilevanza.
D.
– Si allentano, quindi, le tensioni sul debito pubblico italiano?
R. – I mercati
certamente si stanno tranquillizzando molto ed è anche conferma, tutto ciò, del fatto
che il downgrading posto in essere, alcune settimane fa, da una delle agenzie
di rating non ha avuto alcun effetto negativo sulla quotazione dei nostri titoli.
Maggior tranquillità, dunque, e maggiore affidamento dei titoli di Stato italiani.
D.
– Quali sono le prospettive economiche del Paese?
R. – Le prospettive del Paese
rimangono preoccupanti, soprattutto perché i livelli di disoccupazione sono molto
alti, come peraltro lo sono in tutta l’eurozona. Con un tasso di disoccupazione del
12,50% bisogna essere preoccupati, bisogna subito fare qualcosa per contrastare una
disoccupazione giovanile del 25% nell’eurozona e di quasi il 40% in Italia. Questo
“subito” vuol dire anche con una durata nel tempo. Tutto ciò sarà possibile se il
Governo Letta, che ha ben impostato delle misure di contenimento della disoccupazione,
potrà proseguire nella sua opera.
D. – I dati più recenti sul debito pubblico,
sul fabbisogno e sull’andamento delle entrate tributarie modificano le precedenti
valutazioni?
R. – Non ritengo che le modifichino sia perché l’andamento delle
entrate è molto buono, soprattutto in una fase di recessione, sia perché una parte
di aumento del fabbisogno è dovuta agli obblighi che l’Italia ha contratto per i vari
fondi salva Stati europei, ai quali noi contribuiamo; ed infine, comunque, una parte
dell’incremento di fabbisogno è liquidità che viene trattenuta dal Tesoro. Quindi,
complessivamente gli elementi addizionali non modificano i giudizi precedenti, che
a mio avviso confermano che sui mercati vi è una notevole tranquillità, con riferimento
ai nostri titoli di Stato. Il che è quanto importa maggiormente oggi.