2013-08-12 15:26:31

Al Rossini Opera Festival, trionfo del "Guglielmo Tell"


Dopo una hollywoodiana “Italiana in Algeri” che ha inaugurato il Rossini Opera Festival, ieri sera ha trionfato il “Guillaume Tell”, ultima opera scritta a Parigi dal compositore pesarese, il suo testamento spirituale. Regia lontana da ogni riferimento alla tradizione di Graham Vick, di impressionante slancio e forza morale, mentre sul palcoscenico si amplifica lo scontro senza tempo tra libertà e oppressione, tra pace e violenza. Repliche fino al 23 agosto. Da Pesaro, Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Un cavallo decapitato, il suo sangue imbratta un’algida parete sulla quale, a caratteri enormi, si legge: “ex omnia terra”. Da tutta la terra, infatti, si leva il grido dell’umanità: libertà e pace. E spesso si combatte, quando i due valori sono minacciati e calpestati dalla violenza, dal potere e dal furore degli oppressori. Così accade nel Guillaume Tell di Rossini, cinque ore di musica, che Graham Vick ha realizzato per il Festival. Eliminati tutti i riferimenti storici e iconografici alla Svizzera e ai suoi cantoni, agli Asburgo e al loro giogo, un contenitore neutro e moderno accoglie le gesta di un popolo schiacciato e avvilito, in quest’opera corale e immensa. Affronta il suo destino con poche armi, mentre i signori bevono, mangiano, vanno a cavallo e lo usano per umiliare e divertirsi - sono le danze del terzo atto, impressionanti, realizzate nell’ambito di un’immorale festa aristocratica. Il contesto e le soluzioni sceniche adottate con straordinaria intelligenza e voluta atemporalità, se non per alcuni disseminati cenni politici, sono filtrati da una seconda allusione: forse di tutto questo si sta soltanto girando un nuovo film, la cinepresa inquadra e insegue, curiosa e cinica. Certo con uno spettacolo simile non è concessa l’imparzialità: tra bandiere rosse e fucili, un cumulo di terra e una parete di plexiglas che affaccia su montagne innevate - unica concessione alla natura, ben presente nell’opera -, la regia inquadra gli umori dei protagonisti e i loro impeti romantici con gesti assai calibrati, luci taglienti, inaspettate soluzioni sceniche. Michele Mariotti dirige con pertinenza, immedesimazione e grande slancio la lunghissima partitura, restituisce in totale sintonia col palcoscenico emozioni sopite e vitali, guidando orchestra e compagnia di canto con affetto, partecipazione e coraggio. Cantano benissimo i beniamini rossiniani, tra cui spiccano Nicola Alaimo, Juan Diego Flórez e la bella Marina Rebeka nel ruolo di Mathilde, cui sono affidate pagine soavi. Un’ovazione per tutti, dopo che un’immensa scala rossa ha squarciato la scena e sulle note immortali del celeberrimo coro finale si celebra la trasfigurazione dell’umanità: dal cielo scende il regno della libertà, al cielo i personaggi e gli eroi si avviano ieratici.







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