Progetto di Ecpat Italia contro il turismo sessuale in Cambogia
Un risultato importante contro il turismo sessuale in Cambogia: è quello raggiunto
da Ecpat Italia, l’organizzazione umanitaria in difesa dei più piccoli che è riuscita
a mettere a segno un significativo progetto in difesa dei minori sottoposti a sfruttamento
sessuale nel capoluogo di Sihanoukville, città costiera cambogiana dove la piaga del
turismo sessuale è molto diffusa. Al microfono di Federica Baioni la coordinatrice
del progetto di Ecpat, Yasmin Abo Loba:
R. – Si tratta
di un fenomeno che ormai Ecpat Italia segue da più di 10 anni. Il fenomeno si è decisamente
modificato negli ultimi tempi. Prima era molto più difficile riuscire ad "intercettare"
i bambini perché, purtroppo, si trovavano segregati all’interno dei bordelli. Oggi,
invece, i bambini vengono intercettati in spiaggia, avvicinati nei locali. Quindi
cerchiamo di mantenere sempre alta l’attenzione su questo fenomeno. Sicuramente tra
i tanti turisti ci sono molti italiani.
D. - Nello specifico, il progetto che
Ecpat ha seguito in Cambogia ha raggiunto un obiettivo molto importante e soprattutto
nel capoluogo di Sihanoukville una città costiera colpita da questa piaga del turismo
sessuale…
R. - Noi abbiamo scelto quella realtà perché è una realtà ad alto
rischio per i bambini e avevamo realizzato un centro all’interno del quale i bambini
potessero trascorrere l’intera giornata in un luogo protetto. La nostra presenza ha
fatto sì che questi bordelli, che erano 60, diminuissero e oggi sono all’incirca 15.
Probabilmente chiuderanno anche questi. E’ bastata la nostra presenza, il far sentire
che siamo agguerriti per contrastare questo fenomeno. Il secondo obiettivo è quello
che abbiamo raggiunto ora perché ovviamente siamo in un periodo di crisi e avevamo
necessità di poter mantenere questo spazio per i bambini. Siamo riusciti anche a raggiungere
questo obiettivo di mantenere il centro e quindi di poter consentire a cento bambini
di poter usufruire di tutte le attività e soprattutto di stare all’interno di una
struttura protetta. Una struttura che non aiuta solo loro ma anche le loro famiglie.
D.
- Qual è la giornata tipo di un minore nei centri di Ecpat?
R. - Questi bambini
vengono portati lì dalle stesse famiglie e all’interno vengono suddivisi per fasce
di età, quindi ci sono i più piccoli che magari hanno una sorta di babysitter con
la quale giocano. Poi ci sono bambini più grandi con i quali vengono svolte attività
sia di sostegno alla scolarizzazione, cioè attività per migliorare nel rendimento
scolastico, mentre invece poi c’è tutta un’altra serie di attività di tipo ludico,
artistico. La Cambogia, infatti, ha una lunga tradizione sia di danza che di musica
in cui all’interno questi bambini possono imparare i balli locali tradizionali e in
alcune occasioni anche suonare. Poi, per esempio, sono stati svolti laboratori di
fotografia, di disegno. Ovviamente viene offerto loro anche un pasto e si danno soprattutto
indicazioni per quanto riguarda i diritti, in particolar modo su come devono tutelarsi
anche loro stessi nella difesa della propria sessualità.
D. – Qual è la maggiore
difficoltà?
R. – Quella di riuscire a mantenere queste persone in un ambiente
protetto perché specialmente in situazioni dove c’è grossa povertà è difficile che
le persone si stanzino definitivamente, quindi spesso queste famiglie poi si spostano
e di conseguenza gli operatori ne perdono traccia. Ovviamente, poi, per quanto riguarda
la resistenza sul territorio, sicuramente chi gestisce traffici e mercati non lascia
mai tranquilli gli operatori, però credo che ormai siamo abbastanza conosciuti, quindi
siamo divenuti noi un "pericolo" per la criminalità organizzata!